martedì 18 novembre 2025

È eterna


La vita non considerarla mai un fatto personale e tu non considerarti mai isola slegata da ogni altro.
 
Interpreto così la testimonianza di Eleazaro che, messo di fronte alla possibilità di aver salva la vita durante una persecuzione, si preoccupa dei più giovani, dell’esempio che avrebbero ricevuto da lui ed è sicuro nella sua scelta di affidarsi completamente al Signore, come aveva fatto per tutta la sua vita.
 
Eleazaro è vecchio: ha novant’anni. E però è vivo e vuole che la morte al suo arrivo lo trovi vivo: «Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e nobilmente per le sante e venerande leggi» (2Mac 6,27-28). Così facendo, egli continua a vivere e agire anche dopo che i suoi carnefici lo hanno ucciso. Addirittura continua ad agire anche oggi, perché mi richiama a guardare la vita non come la vedono e la propongono molti giornali mondani, o come vogliono farmela vedere i mercanti e i mercati, ma così com’è veramente: la vita è degna e preziosa, è degna e preziosa sempre; dal momento del concepimento fino all’ora della nostra morte continuiamo a essere preziosi e necessari, anche quando non possiamo provvedere a noi stessi e abbiamo bisogno di tutto.
 
Perciò avrò ogni cura per un bimbo appena concepito, perché è uomo come me e anzi ne avrò ancora più cura perché non può esprimere il suo desiderio di vita e di amore. Perciò continuerò ad aver cura di un anziano o di un ammalato fino all’ultimo respiro, perché è uomo come me e la sua vita vale quanto la mia; anzi la mia vita è per la sua vita in quanto io posso prenderne le difese, custodirlo, incoraggiarlo, ascoltarlo, nutrirlo, curarlo,… amarlo.
 
Io stesso non mi preoccuperò di dover essere perfetto, sempre giovane, sempre sul pezzo,… perché Dio mi ama così come sono e spesso sono maggiormente testimone dell’amore di Dio, quando non ci metto troppo del mio. Dio, infatti, con la bocca dei bimbi e dei lattanti afferma la sua potenza contro i suoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli (Salmo 8). Dio sceglie il novantenne Eleazaro per mostrare cos’è la vita e com’è la vita! Eleazaro non è uno che s’incammina verso la morte, ma uno che vive!
 
La vita non considerarla mai un fatto personale, un tempo di cui disporre a tuo piacimento. E tu non considerarti mai isola slegata da ogni altro, ma considerati sempre in comunione con Dio e con ogni altro! Così il tempo che passa non sarà come la sabbia che si deposita inesorabile sul fondo della tua clessidra, ma un’eterna comunione d’amore, un tempo abitato dal Cielo, un’immersione nel torrente che risana e fa vivere tutto ciò che bagna (Ez 47, 1-12)!
 
Grazie, Eleazaro e grazie a tutti quelli che hanno scelto e scelgono di non vivere per se stessi ma sempre in comunione con Dio e con tutti!

mercoledì 5 novembre 2025

“Averi”


«Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo» (Lc 14, 33).
Il Vangelo di oggi (Lc 14, 25-33) mi fa pensare a tutti quegli averi che sono parte di me: talenti, abilità, conoscenze maturate con lo studio, con l'ascolto, con l'esperienza,...
Li considero "averi", ma come posso rinunciarci?
E allora penso che rinunciare significhi esercitarmi a considerarli sempre "doni ricevuti" da comunicare, a mia volta, a qualsiasi prossimo perché anch'egli possa trarne beneficio e comunicarli ancora, ancora, ancora,...
Funziona così anche con gli "averi" materiali, ma a questi, che sono ben visibili e non sono parte di me, è più facile rinunciare, no?

sabato 25 ottobre 2025

PACE - messaggio in bottiglia (7)


Il momento
in cui l'ultimo tasto del pianoforte viene pigiato,
il pianista stacca le mani dalla tastiera
e la nota si va diffondendo nella stanza
è un tempo
di compimento,
di pienezza.
E il silenzio che segue
è tutta pace

mercoledì 22 ottobre 2025

Lettera agli adulti di Azione Cattolica

Tabernacolo della chiesa delle Romite Ambrosiane del Sacro Monte di Varese

Carissima, Carissimo,
quest’anno il cammino associativo ci propone l’icona biblica della Trasfigurazione come ce la racconta l’evangelista Matteo al capitolo 17 del suo Vangelo (vv. 1-9).
 
Penso che possiamo prenderci un po’ di tempo per fare anche noi l’esperienza di Pietro, Giacomo e Giovanni con Gesù che li conduce in disparte, su un alto monte (v. 1).
Proviamo, dunque, a leggere e rileggere il Vangelo della Trasfigurazione tenendo sullo sfondo alcune semplici considerazioni e domande.
 
«E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce» (Mt 17, 2).
Che effetto ti fa?
A cosa pensi mentre sei lì?
Quali parole senti salirti dal cuore?
Fidarti della chiamata di Gesù ad andare con Lui su un alto monte, ti HA DONATO non solo la vista di un magnifico panorama (un po’ te l’aspettavi), ma anche qualcosa che proprio non avresti mai potuto immaginare, progettare, prevedere, programmare: «E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce» (v. 2).
Il sole lo vedi sempre da lontano, Gesù invece è qui vicino a te!
Puoi stare con Lui e non ti abbaglia. Puoi stare con Lui e non ti brucia.
Puoi stare con Lui!
Egli ti chiama e ti vuole con sé!
Che meraviglia!
Prova a ricordare quando, vivendo un’esperienza, ti aspettavi che fosse bella e invece è stata ancora più bella, e magari hai esclamato: «Non avrei mai immaginato che potesse essere così!».
Prova a ricordare un episodio della tua vita in cui ti sei meravigliato di Dio, della Sua opera, della Sua bellezza, del Suo amore per te!

Ma OGGI, di fronte a Gesù che ti prende con sé (v. 1), potresti anche brontolare dentro di te: «Ancora salire, ancora su un monte; il solito cammino in salita; mai una volta che ci prenda per andare in discesa… Uffa! Ancora!?!».
Sì. Ancora!
Ma in quell’«Ancora», se provi a fare tutto come Gesù, vedrai quello che non ti immagini, il bellissimo che non ti aspetti!
 
Così ci godiamo il bello che ci viene donato: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò…» (v. 4).
Non sei da solo con Gesù: ci sono altri che sono saliti con te.
Lungo la strada ci siamo aspettati, accordati, aiutati, incoraggiati, conosciuti, apprezzati, … forse qualcuno lo abbiamo anche disprezzato, escluso, maltrattato, … forse siamo stati noi a essere esclusi, disprezzati, maltrattati,…

Ma ora siamo sul monte e il Signore si manifesta a tutti!
La Sua luce è per tutti, nessuno escluso.
Sul monte vediamo che Cristo si dona come la luce del sole e si rende accessibile anche a quelli che io non voglio con me, anche a quelli per i quali io non sono disposto a donarmi, a sprecarmi, …
La nube luminosa che li copre (v. 5) mi fa pensare a Dio che ci raccoglie tutti per custodirci, proteggerci, scaldarci, salvarci.
 
«Mentre scendevano dal monte,…» (v. 9).
Subito dopo un’esperienza entusiasmante, come ti senti?
E come senti e vedi le cose?
Ricordo che da giovani, tornando dal Monte, dopo una lunga passeggiata, giocavamo a calcio senza pensare alla fatica e alla stanchezza accumulata durante l’escursione appena conclusa. Avevamo una giornata di cammino nelle gambe, eppure ci sembrava di volare!
Ricordo che tornando dagli Esercizi Spirituali quella stessa realtà che prima degli Esercizi mi spaventava e mi bloccava, non mi faceva più paura ed ero pieno di fiducia e di voglia di affrontarla.
Ricordo che ogni volta che prego e celebro la Messa, mi sento come i discepoli quando Gesù gli dice: «Alzatevi e non temete» (v. 7).
 
E allora questa “discesa” dal monte com’è?
Sono le cose, che abbiamo o che conquistiamo, a darci gioia e vita?
O è Cristo a darci continuamente gioia e vita perché al Suo passaggio stilla l’abbondanza (leggi il Salmo 65/64)?
Abbiamo gli occhi pieni di Cristo?
Pietro, Giacomo e Giovanni «Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo» (v. 8). Abbiamo anche noi gli occhi pieni di Cristo?
 
Carissima, Carissimo,
spero che tu OGGI accetti di fare questa “escursione”, questa “salita” con Gesù!
Spero che tu OGGI accetti di guardare Gesù!
Spero che tu OGGI accetti di ascoltarlo: «Ed ecco una voce dalla nube che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”» (v. 5).
Spero che tu OGGI abbia gli occhi pieni di Gesù, in modo da vedere nell’altro sempre e soltanto un fratello, una sorella da accogliere, stimare, amare.
Spero che tu OGGI abbia gli occhi pieni di Gesù, in modo da esserne annunciatore e portatore in ogni luogo, in ogni tempo, in ogni incontro!
Spero che tu OGGI abbia gli occhi pieni di Gesù, in modo da scoprire che Egli è il Signore della tua vita!

Buon cammino con Gesù e con gli occhi pieni di Gesù!
 
don Gian Luca

lunedì 20 ottobre 2025

GLI EROI


Le curve, gli stadi, i palazzetti, i gruppi di tifosi, le sedi delle squadre,... dovrebbero intitolarli a tutte le vittime del tifo esagerato, sballato, bestiale, irrazionale, violento.
Quelle vittime sono gli eroi: si sono trovate di fronte il male, la furia del branco, la violenza omicida e, mentre svolgevano il loro lavoro o mentre in modo pacifico sostenevano la propria squadra del cuore, sono state sbranate.
 
Gli eroi sono Raffaele Marianella e tutti quelli che erano sul bus insieme a lui.

E smettiamola di "celebrare" come eroi gente che sistematicamente sceglie la violenza nel pensare, nel dire, nello scrivere e nell'agire!
Sono criminali, MAI EROI!
 
Smettiamola di dire che è tradizionale la rivalità tra città o tra squadre!

Diciamo invece che è superata quella rivalità!

Diciamo che è roba di cui vergognarsi!

Diciamo che era frutto dell'ignoranza quella rivalità!

Diciamo che è stupido riportarla a galla quella rivalità.

 
E godiamoci la pace, la concordia, l'amicizia che fa così bella la nostra esistenza su questa terra!
 
Preghiamo per Raffaele e per tutte le persone coinvolte in questa tragedia e preghiamo per tutte le persone violente, perché si convertano e si impegnino a costruire la pace!

martedì 14 ottobre 2025

CAN CHE ABBAIA, ABBAIA


Alle 05.00 mi sveglio e sento abbaiare un cane.
È distante, ma abbaia, abbaia e non si stanca.
È ancora presto: provo a riaddormentarmi.
Ma ho visto troppi film di Lassie e comincio a pensare che se un cane abbaia, c'è sempre un motivo: o vuole comunicare qualcosa o vuole farsi notare da qualcuno.
 
Con chi sta comunicando il cane delle 05.00 del mattino?
Per chi sta abbaiando?
E perché nessuno gli risponde?
 
E così mi ritrovo a pensare a tutti quelli per cui nessuno abbaia, a tutti i dimenticati, a tutti quelli che sono stati messi da parte, quelli che nessuno vede, i poveri, gli ultimi, i bambini, gli ammalati, gli anziani, i deboli,...
Chi abbaia per loro?
Chi richiama l'attenzione sulle loro situazioni, sulle loro necessità e diritti?
Forse solo pochi "cani", sempre più soli, e il loro abbaiare è sempre più lontano, ma insistono, insistono e non si stancano...
 
Mancano 71 giorni a Natale e oggi ho pregato per tutti quelli che stanno perdendo o hanno perso la speranza d'esser visti, ascoltati, aiutati, rialzati.
E devo ringraziare quel piccolo cane che stamattina alle 05.00 col suo abbaiare, indirettamente e inconsapevolmente, mi ci ha fatto pensare.
 
FRASE DEL GIORNO: "... la Morte altro non è che castigo all'egoismo, cade e rimane in lei chi sceglie di esistere solo per sé" (Luigi Santucci, Una vita di Cristo, ed. San Paolo)
 
CANZONE DEL GIORNO: L'ultima luna (Lucio Dalla)

martedì 7 ottobre 2025

La Parrocchia luogo di vita

 

La Parrocchia è un luogo di vita in cui si offre e si riceve vita.
È tutti i giorni così, ma alcune volte lo noto in modo più forte e chiaro!
 
Tipo sabato 4 ottobre in occasione del primo incontro dell'Acr parrocchiale.
La folla di bambini, ragazzi, genitori, catechisti ed educatori che si è radunata sotto il portico della chiesa in attesa di entrare, ha attirato gli sguardi dei passanti e ha incuriosito anche le persone più anziane.
 
Così a un certo punto ho visto in chiesa alcune "bisnonne" che di solito si incontrano tra loro in piazza o nella pinetina accanto alla chiesa. Le ho viste entrare e guardare tutte contente la miriade di "nipoti" e "bisnipoti" e le ambientazioni "spaziali" create dai catechisti per l'occasione!
 
E così ho visto la Parrocchia e la comunità cristiana non come luogo per l'infanzia e per la vecchiaia, ma come luogo in cui tutti si incontrano e ricevono vita da Dio e dal prossimo in modo gratuito!
 
Qualche giorno prima, una giovane mamma, al termine della Messa della Domenica mi diceva che la figlioletta di un anno aveva "socializzato" con tutti durante la Messa e lo diceva scusandosi con me perché la bambina, con la sua bellissima vivacità, aveva "disturbato" la celebrazione.
 
Allora le ho chiesto: «Ma le persone con cui ha "socializzato" le hai viste infastidite?».
E lei: «No, anzi! Erano tutte contente!».
 
Ecco la Messa: un luogo in cui il riunirsi di tutti, dal più piccolo al più grande, nel nome di Gesù Cristo ci fa contenti!
 
Senza contare che oggi per qualche nonno e bisnonno, la Messa è l'unica occasione di vedere e incontrare neonati, bambini, ragazzi e giovani!!! E questo incontro sicuramente è per loro e per tutti una gioia stratosferica!!!