lunedì 18 novembre 2024

Ma non possiamo celebrarlo prima?

A pranzo don Domenico cominciò a raccontare:

«Quando ero vice-parroco a San Filippo Neri (1966-1975), un giorno è venuto in parrocchia un uomo a chiedere il Battesimo per suo figlio.
Ci siamo accordati per la Domenica, ma quando gli ho comunicato l'orario del Battesimo, ha cominciato a dire che era troppo tardi e a chiedere di celebrarlo nella Messa precedente, perché lui, subito dopo, doveva partire per motivi di lavoro.

Viste le sue motivazioni, alla fine ho deciso di anticipare il Battesimo rispetto al solito orario.

La Domenica mattina, dopo la Messa, ho salutato la famiglia del bambino e il papà che aveva urgenza di partire.

Dopo pranzo, sono andato al Ballarin a vedere la partita della Samb.
Mentre, tifoso tra i tifosi, seguivo il gioco delle due squadre, ho sentito dietro di me una voce che mi sembrava di conoscere.
Mi sono girato e chi mi sono ritrovato davanti? Il papà del bambino!
L'ho guardato e sorridendo gli ho detto: "E me lo potevi dire che era perché dovevi venire a vedere la Samb! Lo vedi che avremmo fatto in tempo? Sono qui anch'io!"».

martedì 12 novembre 2024

Salvezza


«È apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini...» (Tt 2,11).
Oggi questa frase di S. Paolo a Tito mi ha rapito e portato indietro nel tempo e poi avanti fino al presente e oltre verso il futuro.
È stato un viaggio bellissimo in compagnia della grazia di Dio che è apparsa e rimane con noi per sempre!
Ho ricordato come mi ha raggiunto, illuminato, guidato e come ancora oggi mi guida e mi accompagna, facendo di tutto perché io non mi perda.
Ho considerato e apprezzato come la grazia di Dio è apparsa per non scomparire più e questo mi ha dato una grande gioia!
Ho provato a condividerla con i fedeli della Messa delle 9.00, ricordando loro che quando è stata costruita questa nostra chiesa, intorno c'era solo campagna e pochissimi edifici (così mi raccontano i più anziani) e che, dopo la costruzione della chiesa, sono sorte le case, come una fonte d'acqua irriga e rende fertile tutto ciò che bagna.
Ho ricordato loro che il cuore pulsante è sempre il Cristo (la Sua Parola e l'Eucaristia) e che noi, Sue membra, dopo la Messa portiamo ovunque la grazia che abbiamo ricevuto, come dal cuore s'irradia la vita per raggiungere tutte le periferie del corpo umano e farle vivere!
Che meraviglia poter iniziare la giornata così!

sabato 26 ottobre 2024

Lo sguardo tuo, sereno e mite

Di tanto in tanto penso alle Monache Passioniste di Ripatransone. Ci penso perché, dopo averle conosciute, ti rimane il ricordo di qualcosa di bello, di puro e di santo. E questo ricordo non si cancella, anche se non c'entra quasi niente con me, con il mio stile di vita e col mio modo di servire Dio.

Stamattina, mentre pensavo a suor Teresa che è morta ieri, sono tornato a chiedermi come si fa a vivere così, nella povertà, nella mitezza, nella semplicità, anche in mezzo alle tempeste, anche quando ti viene consigliato e offerto di vivere diversamente. Negli anni trascorsi a Ripatransone, infatti, sono stato testimone della serenità e della fermezza con cui hanno deciso di rimanere ad abitare il Monastero, quando quasi tutti erano del parere che meglio per loro sarebbe stato trasferirsi in un Monastero più comodo e caldo, con più possibilità di assistenza e cura, più moderno e con uno stile di vita più umano. E loro, invece, no: "Preferiamo restare".

Ma quel "No", era la riaffermazione del loro "Sì" a Gesù Cristo e nemmeno io potevo capirlo... E forse ancora non arrivo a capirlo.

Stamattina, immerso in questi ricordi, mi sono imbattuto in un pensiero di Silvano del Monte Athos: "Lo sguardo tuo sereno e mite incantò la mia anima. Che cosa Ti potrò dare in cambio, Signore, e quale lode ti potrò offrire?" (da "Ho sete di Dio", ed. Gribaudi). Le monache che ho conosciuto in quel monastero sono state "incantate" dallo sguardo sereno e mite del Signore, proprio come Silvano del Monte Athos. Così, ai miei occhi, molto meno incantati, la loro vita può apparire "inutile", "fuori tempo", "sprecata",... Ma in realtà è semplicemente la vita di persone che amano Dio e continuano a chiedersi ogni giorno: "Che cosa Ti potrò dare in cambio, Signore, e quale lode ti potrò offrire?".

Felice di aver conosciuto il tuo mite sorriso e la tua gioia semplice, suor Teresa!

In Paradiso ti accompagnino gli angeli, al tuo arrivo ti accolgano i martiri, e ti conducano nella santa Gerusalemme!

martedì 8 ottobre 2024

Buon Samaritano per sempre (Lc 10, 25-37)

Mi sembra che le parabole raccontate da Gesù vogliano comunicarmi un messaggio definitivo e completo e quindi esse non si esauriscono in un determinato tempo, ma riguardano tutto il tempo della mia vita. Così ogni volta che ascolto la parabola del buon Samaritano, ne ricevo un’ASSICURAZIONE SULLA VITA!

La mia vita è un cammino, come quella dell’uomo che, nella parabola, scendeva da Gerusalemme a Gerico. I briganti che incontra sono tutte quelle esperienze, situazioni e incontri che possono ferirmi, fino a farmi rimanere mezzo morto.

Mezzo morto MI VEDONO i passanti.

Io li vedo e li sento passare, o forse non li vedo e non li sento passare perché sono così malridotto che ho perso i sensi. Ma essi passano. E sono l’ultima possibilità di salvezza.

Il pellegrino, mezzo morto, se la vede brutta e forse pensa che stavolta non ce la farà, forse pensa che ormai non verrà più nessuno. Forse ha già perso i sensi e non pensa nulla. Forse è amareggiato e deluso per il male che i suoi simili gli hanno fatto per portargli via tutto. Forse è arrabbiato con i briganti. Forse li ha già perdonati. Forse pensa ai suoi che non lo vedranno tornare a casa. Forse è fiducioso nell’aiuto di qualcuno, o di Dio stesso, che non abbandona i Suoi figli. Forse sta piangendo, tutto preso nei suoi dolori. Forse…

M’immagino che a quel pover’uomo possa passare per la testa tutto quello che a me passa per la testa nelle prove e difficoltà di ogni giorno, nell’ascoltare o nel vedere o nel subire il male che l’uomo è in grado di compiere. Di fronte al male non ho sempre la stessa reazione: a volte è solo una di quelle elencate sopra, a volte sono tutte insieme.

Ma, prima della fine, la salvezza arriva. E arriva da dove non me l’aspetto: viene Dio stesso e viene GRATIS. Viene a offrire, a offrire tutto perché io viva, perché mi giunga la SUA SALVEZZA: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me. […] Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi» (Lc 22, 19-20).

Il Samaritano buono mi porta in salvo, si prende cura di me, mi affida alle cure dell’ospedale da campo (la Chiesa), fino al suo ritorno: «Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno» (Lc 10, 35).

Se tutta la parabola parla della mia vita, la parabola mi dà anche UN’ASSICURAZIONE SULLA VITA: ogni volta che sono mezzo morto, ci sarà sempre anche UNO che mi vedrà e mi si farà prossimo. E quell’UNO sarà il Cristo o uno di Cristo: «Va’ e anche tu fa’ così» (Lc 10, 37).

Perciò, nella vita MAI DISPERARE! Non disperare neanche quando ti rendi conto dell’indifferenza di quelli da cui la compassione te l’aspetti. MAI DISPERARE: anche quando il male t’ha ridotto in fin di vita; prima della fine arriva infallibile la SALVEZZA:

Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l'aiuto?

2 Il mio aiuto viene dal Signore:
egli ha fatto cielo e terra.

3 Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.

4 Non si addormenterà, non prenderà sonno
il custode d'Israele.

5 Il Signore è il tuo custode,
il Signore è la tua ombra
e sta alla tua destra.

6 Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte.

7 Il Signore ti custodirà da ogni male:
egli custodirà la tua vita.

8 Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri,
da ora e per sempre
(Salmo 121/120).

 

Quanti briganti e quante ferite in ogni vita!
Ma quante volte, mezzo morto, il Cristo mi ha salvato!
Quante volte mi sono gettato io nelle mani dei briganti, pensando che fossero miei benefattori! E Cristo, anche allora, è sceso nell’abisso più profondo del mio peccato per SALVARMI!
 
Ogni parabola non è un caso isolato raccontato da Gesù; ogni parabola, invece, è la BUONA NOTIZIA del Vangelo, la BUONA NOTIZIA che è ieri, oggi e sempre, la BUONA NOTIZIA che cambia tutto in risurrezione, cambia il lutto in gioia:

«O notte beata,

tu sola hai meritato di conoscere il tempo e l’ora
in cui Cristo è risorto dagli inferi.
Di questa notte è stato scritto:
la notte splenderà come il giorno,
e sarà fonte di luce per la mia delizia.
Il santo mistero di questa notte sconfigge il male,
lava le colpe,
restituisce l’innocenza ai peccatori,
la gioia agli afflitti.
Dissipa l’odio,
piega la durezza dei potenti,
promuove la concordia e la pace.
O notte veramente gloriosa,
che ricongiunge la terra la cielo

e l’uomo al suo creatore!»

(dall’Annunzio pasquale che si proclama nella Veglia Pasquale, Messale Romano).

 

Perciò il farsi prossimo, prima che essere comandamento per me, è amore di Dio per me!


lunedì 30 settembre 2024

«… perché siete di Cristo» (Mc 9, 41)


Brano su cui pregare: Mc 9, 38-48

Grazia da chiedere

Chiedi al Signore la grazia di ricordare che «è meglio per te entrare nella vita».
 
INTRODUZIONE ALLA PREGHIERA      

«… perché siete di Cristo» (Mc 9, 41). Questa frase di Gesù mi fa notare che l’appartenenza a Lui traspare tanto che qualcuno «vi darà da bere un bicchiere d’acqua» semplicemente «perché siete di Cristo». Quali tratti di Cristo riconosco nella mia vita? Quali nella vita del mio prossimo?

«… perché siete di Cristo» dice una verità che ci riguarda dall’inizio, dal giorno del nostro Battesimo. Siamo di Cristo, gli apparteniamo, siamo i “suoi”. Siamo membra vive del Corpo di Cristo che è la Chiesa, uniti a Lui e in Lui uniti tra noi!
Sono di Cristo, gli appartengo e Lui non permetterà che io vada perduto.
Il mio prossimo appartiene a Cristo e, ricordando questa comune appartenenza a Cristo, sceglierò di non essergli ostile, non lo tratterò con indifferenza, ma ne avrò cura, come Cristo ha cura di lui e di me.
            «… è meglio per te» (vv. 43. 45. 47): non è un discorso generico; Gesù si sta proprio rivolgendo a te. C’è un «meglio» che, però, costa una radicale e faticosa conversione, costa un taglio e i tagli provocano sempre un forte dolore.
            «… è meglio per te entrare nella vita» (vv. 43. 45). Il “taglio” avviene in questo tempo (il verbo è al presente), quindi nella vita non ci si entra nel futuro, ma già ORA. Che cos’è questa vita? È l’amore, la comunione con Dio e col prossimo! Questa vita la si riceve in dono da Cristo. Ma poi viene spontaneo rimanere in questa vita, rimanere in Cristo? A volte viene spontaneo. Ma scegliere la comunione, scegliere la via dell’amore quasi sempre significa percorrere con Cristo la VIA CRUCIS, quasi sempre significa un “taglio”, ad esempio un “taglio” alla mia volontà per fare la volontà di Dio, un “taglio” al giudizio sull’altro («Non giudicate» - Lc 6, 37), un “taglio” alle vendette per i torti subiti («Perdonate» - Lc 6, 37), un “taglio” alle guerre («Amate i vostri nemici» - Mt 5, 44),… un “taglio” a tutto ciò che non è secondo il Vangelo!
Che effetto ti fa, pensare a un litigio che hai vissuto e allo stesso tempo far risuonare queste parole di Gesù: «È meglio per te entrare nella vita!»? Non ti è un po’ più facile ora pensare di LASCIAR CADERE LE ARMI, I DESIDERI DI VENDETTA, IL RANCORE e OFFRIRE SOLO PACE, BENEDIZIONE, PERDONO, AMORE, VITA?
            I tratti dell’appartenenza a Cristo sono ordinari e alla tua portata: «Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome…» (v. 41); oppure: «…perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi… » (da Mt 25, 31-46).
Perciò in ogni istante e in ogni situazione, sentiti chiamato alla VITA, chiamato all’AMORE!

 

INDICAZIONI PER LA PREGHIERA

-        Ora rileggi il brano biblico; cerca di capirlo, soprattutto per come ti è stato spiegato: cosa dice il brano in sé?

 

-        Fai presente la tua vita quotidiana, le tue situazioni, quello che sei…; rivedi tutto a partire dal brano biblico: cosa dice a te?
 
-        COME TI TOCCA quello che comprendi? Quale sentimento ti suscita?
 
Dialoga con il Signore ed esprimi ciò che desideri dirgli

giovedì 26 settembre 2024

Nessuno o uno?


Ogni tanto mi capita di rileggere Lc 5, 36-39 e in quei versetti mi colpisce la sicurezza di Gesù nel dire: «Nessuno». Gesù è così sicuro da escludere che possa esserci «uno»!

Questa Sua sicurezza, se una buona volta decidessi di ascoltarlo, sarebbe la mia forza!

Gesù dice: «Nessuno…» (v. 36). Eppure io posso impegnarmi e riuscire a essere quell’uno che «strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio». E lo faccio pur sapendo che non funzionerà: me lo dice l’esperienza!

Gesù dice: «Nessuno…» (v. 37). Eppure io posso sempre essere quell’uno che «versa vino nuovo in otri vecchi». E lo faccio pur sapendo che non funzionerà: me lo dice l’esperienza!

Gesù dice: «Nessuno…» (v. 39). E qui, stranamente, è molto raro che io provi a essere quell’uno che «desidera il nuovo».

Il Vangelo non mi sta dicendo di buttare via la storia, i tesori che ci sono stati tramandati, le tradizioni, le cose che abbiamo imparato,… Si tratta invece di vivere tutte queste cose come una novità, senza pretendere di ingabbiarle in un “già visto”, senza cedere alla rassicurante tentazione del “facciamo come l’anno scorso, o come abbiamo fatto sempre”.

Un presepe che non viene smontato perché «così l’anno prossimo ripartiremo da questa base e potremo concentrarci sul miglioramento dei particolari», forse sarà davvero un presepe più bello, ma sicuramente chi lo guarderà non vivrà l’emozione della prima volta. E così si rinuncerà a comunicare la meraviglia di una notizia che è sempre nuova e sempre rinnova!

E allora, benedetti quelli che vengono a rompermi gli otri, costringendomi con le loro domande, osservazioni, critiche e contestazioni, a uscire dal mio schema, a cambiare il programma vecchio, ben collaudato e tradizionale!

Qualche giorno fa ho visto un film su un giovane calciatore che deve sostenere l’esame di maturità (Il campione). Il professore, chiamato dalla società sportiva per prepararlo all’esame, a un certo punto, dopo aver fallito ogni tentativo per insegnare qualcosa al ragazzo, si trova di fronte all’alternativa: o abbandonare, o ripensare tutto il suo metodo di insegnamento, inventandosi un metodo che sia a misura di quel singolo studente. La sua passione educativa gli fa scegliere di “cambiare il suo gioco”. E cambia iniziando a far caso alle particolarità del ragazzo, alla sua originalità e unicità. Cambia modellando il suo metodo di insegnamento su quel ragazzo.

Una volta un prete mi faceva notare la differenza tra TRASMETTERE e COMUNICARE. Chi trasmette dà una informazione ma non è detto che si preoccupi di chi sarà il destinatario: una radio, una TV, un mezzo di comunicazione trasmette.

Chi comunica, invece, spende tutto se stesso perché il destinatario possa ricevere, accogliere e comprendere il messaggio.

L’evangelizzazione è comunicazione. Perciò non può mai essere soltanto una tecnica o uno schema, ma deve essere prima di tutto comunione tra chi comunica e chi riceve la comunicazione. E chi riceve il Vangelo non è mai soltanto ricevente, perché con il suo essere UNICO, comunica con l’evangelizzatore e gli chiede di rinnovarsi continuamente. Non si può comunicare “in serie”; si comunica solo avendo coscienza che ogni persona è diversa da tutte le altre e quindi occorre mantenere sempre duttile lo schema, non lasciare che il cuore si indurisca nelle proprie convinzioni e posizioni e soprattutto essere sempre disposti a gettare via gli otri, quando non sono più in grado di contenere il vino nuovo!

mercoledì 25 settembre 2024

L’amore di Cristo

Nella foto la scultura di cui si parla nel post

Ogni mattina la donna è lì in chiesa coi suoi lunghi capelli sciolti e il suo vaso di profumo prezioso. Io torno all’altare con la pisside, dopo la Comunione, e i nostri cammini si intersecano: entrambi sulla via di Cristo, entrambi a seguire le Sue orme.

La donna è fissa nel legno scolpito, ma non come chi è imprigionato.

Ella è libera! La sua è la libertà piena di chi è “preso” da Dio e dal Suo amore, così da fare solo la volontà di Dio! «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8, 32).

Mi fa bene questa intersezione che avviene ogni mattina: mi ricorda che non cammino la mia personale strada, ma quella di Cristo e del Suo Corpo che è la Chiesa. Mi ricorda che l’amore di Dio segue vie misteriose e raggiunge anche il più impensabile. Mi ricorda che se amo il Cristo, è l’amore di Cristo che mi porta: chi portò quella donna a versare il suo profumo per Gesù? (Mc 14, 3-9). Chi portò la Maddalena e le altre donne al sepolcro la mattina di Pasqua? (Mc 16, 1-8).

Ce le portò il Cristo che avevano accolto, seguito, amato.

Chi può portarmi o riportarmi sulla via di Cristo?

Soltanto il Cristo, accolto, seguito, amato.

Se non sarà il Cristo a portarmi, il mondo continuerà a dividersi per me in buoni e cattivi, giusti e ingiusti, ritardatari e puntuali, meritevoli e non meritevoli,… quelli che hanno capito e quelli che non hanno capito, incoerenti e coerenti… mentre «in verità, in verità» siamo tutti e ciascuno figli, figli da Dio amati!