«Intendete voi quello che vi ho fatto? Voi mi chiamate il
maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque ho lavato a voi i
piedi io, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Io vi ho dato l’esempio,
affinché facciate anche voi come ho fatto io».
Vi ho dato l’esempio. Se dovessi scegliermi
una reliquia della passione, raccoglierei tra i flagelli e le lance quel tondo catino
di acqua sporca. Girare il mondo con quel recipiente sotto il braccio, guardare
solo i talloni della gente; e a ogni piede cingermi l’asciugatoio, curvarmi
giù, non alzare mai gli occhi oltre i polpacci, così da non distinguere gli
amici dai nemici. Lavare i piedi all’ateo, al cocainomane, al mercante d’armi,
all’assassino del ragazzo nel canneto, allo sfruttatore della prostituta nel
vicolo, al suicida, in silenzio: finché abbiano capito.
A me non è dato poi di alzarmi per
trasformare me stesso in pane e in vino, per sudare sangue, per sfidare le spine
e i chiodi. La mia passione, la mia
imitazione di Gesù morituro possono fermarsi a questo.
(Luigi Santucci, Una
vita di Cristo, ed. San Paolo, pp. 192-193,)