sabato 26 ottobre 2024

Lo sguardo tuo, sereno e mite

Di tanto in tanto penso alle Monache Passioniste di Ripatransone. Ci penso perché, dopo averle conosciute, ti rimane il ricordo di qualcosa di bello, di puro e di santo. E questo ricordo non si cancella, anche se non c'entra quasi niente con me, con il mio stile di vita e col mio modo di servire Dio.

Stamattina, mentre pensavo a suor Teresa che è morta ieri, sono tornato a chiedermi come si fa a vivere così, nella povertà, nella mitezza, nella semplicità, anche in mezzo alle tempeste, anche quando ti viene consigliato e offerto di vivere diversamente. Negli anni trascorsi a Ripatransone, infatti, sono stato testimone della serenità e della fermezza con cui hanno deciso di rimanere ad abitare il Monastero, quando quasi tutti erano del parere che meglio per loro sarebbe stato trasferirsi in un Monastero più comodo e caldo, con più possibilità di assistenza e cura, più moderno e con uno stile di vita più umano. E loro, invece, no: "Preferiamo restare".

Ma quel "No", era la riaffermazione del loro "Sì" a Gesù Cristo e nemmeno io potevo capirlo... E forse ancora non arrivo a capirlo.

Stamattina, immerso in questi ricordi, mi sono imbattuto in un pensiero di Silvano del Monte Athos: "Lo sguardo tuo sereno e mite incantò la mia anima. Che cosa Ti potrò dare in cambio, Signore, e quale lode ti potrò offrire?" (da "Ho sete di Dio", ed. Gribaudi). Le monache che ho conosciuto in quel monastero sono state "incantate" dallo sguardo sereno e mite del Signore, proprio come Silvano del Monte Athos. Così, ai miei occhi, molto meno incantati, la loro vita può apparire "inutile", "fuori tempo", "sprecata",... Ma in realtà è semplicemente la vita di persone che amano Dio e continuano a chiedersi ogni giorno: "Che cosa Ti potrò dare in cambio, Signore, e quale lode ti potrò offrire?".

Felice di aver conosciuto il tuo mite sorriso e la tua gioia semplice, suor Teresa!

In Paradiso ti accompagnino gli angeli, al tuo arrivo ti accolgano i martiri, e ti conducano nella santa Gerusalemme!

martedì 8 ottobre 2024

Buon Samaritano per sempre (Lc 10, 25-37)

Mi sembra che le parabole raccontate da Gesù vogliano comunicarmi un messaggio definitivo e completo e quindi esse non si esauriscono in un determinato tempo, ma riguardano tutto il tempo della mia vita. Così ogni volta che ascolto la parabola del buon Samaritano, ne ricevo un’ASSICURAZIONE SULLA VITA!

La mia vita è un cammino, come quella dell’uomo che, nella parabola, scendeva da Gerusalemme a Gerico. I briganti che incontra sono tutte quelle esperienze, situazioni e incontri che possono ferirmi, fino a farmi rimanere mezzo morto.

Mezzo morto MI VEDONO i passanti.

Io li vedo e li sento passare, o forse non li vedo e non li sento passare perché sono così malridotto che ho perso i sensi. Ma essi passano. E sono l’ultima possibilità di salvezza.

Il pellegrino, mezzo morto, se la vede brutta e forse pensa che stavolta non ce la farà, forse pensa che ormai non verrà più nessuno. Forse ha già perso i sensi e non pensa nulla. Forse è amareggiato e deluso per il male che i suoi simili gli hanno fatto per portargli via tutto. Forse è arrabbiato con i briganti. Forse li ha già perdonati. Forse pensa ai suoi che non lo vedranno tornare a casa. Forse è fiducioso nell’aiuto di qualcuno, o di Dio stesso, che non abbandona i Suoi figli. Forse sta piangendo, tutto preso nei suoi dolori. Forse…

M’immagino che a quel pover’uomo possa passare per la testa tutto quello che a me passa per la testa nelle prove e difficoltà di ogni giorno, nell’ascoltare o nel vedere o nel subire il male che l’uomo è in grado di compiere. Di fronte al male non ho sempre la stessa reazione: a volte è solo una di quelle elencate sopra, a volte sono tutte insieme.

Ma, prima della fine, la salvezza arriva. E arriva da dove non me l’aspetto: viene Dio stesso e viene GRATIS. Viene a offrire, a offrire tutto perché io viva, perché mi giunga la SUA SALVEZZA: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me. […] Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi» (Lc 22, 19-20).

Il Samaritano buono mi porta in salvo, si prende cura di me, mi affida alle cure dell’ospedale da campo (la Chiesa), fino al suo ritorno: «Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno» (Lc 10, 35).

Se tutta la parabola parla della mia vita, la parabola mi dà anche UN’ASSICURAZIONE SULLA VITA: ogni volta che sono mezzo morto, ci sarà sempre anche UNO che mi vedrà e mi si farà prossimo. E quell’UNO sarà il Cristo o uno di Cristo: «Va’ e anche tu fa’ così» (Lc 10, 37).

Perciò, nella vita MAI DISPERARE! Non disperare neanche quando ti rendi conto dell’indifferenza di quelli da cui la compassione te l’aspetti. MAI DISPERARE: anche quando il male t’ha ridotto in fin di vita; prima della fine arriva infallibile la SALVEZZA:

Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l'aiuto?

2 Il mio aiuto viene dal Signore:
egli ha fatto cielo e terra.

3 Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.

4 Non si addormenterà, non prenderà sonno
il custode d'Israele.

5 Il Signore è il tuo custode,
il Signore è la tua ombra
e sta alla tua destra.

6 Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte.

7 Il Signore ti custodirà da ogni male:
egli custodirà la tua vita.

8 Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri,
da ora e per sempre
(Salmo 121/120).

 

Quanti briganti e quante ferite in ogni vita!
Ma quante volte, mezzo morto, il Cristo mi ha salvato!
Quante volte mi sono gettato io nelle mani dei briganti, pensando che fossero miei benefattori! E Cristo, anche allora, è sceso nell’abisso più profondo del mio peccato per SALVARMI!
 
Ogni parabola non è un caso isolato raccontato da Gesù; ogni parabola, invece, è la BUONA NOTIZIA del Vangelo, la BUONA NOTIZIA che è ieri, oggi e sempre, la BUONA NOTIZIA che cambia tutto in risurrezione, cambia il lutto in gioia:

«O notte beata,

tu sola hai meritato di conoscere il tempo e l’ora
in cui Cristo è risorto dagli inferi.
Di questa notte è stato scritto:
la notte splenderà come il giorno,
e sarà fonte di luce per la mia delizia.
Il santo mistero di questa notte sconfigge il male,
lava le colpe,
restituisce l’innocenza ai peccatori,
la gioia agli afflitti.
Dissipa l’odio,
piega la durezza dei potenti,
promuove la concordia e la pace.
O notte veramente gloriosa,
che ricongiunge la terra la cielo

e l’uomo al suo creatore!»

(dall’Annunzio pasquale che si proclama nella Veglia Pasquale, Messale Romano).

 

Perciò il farsi prossimo, prima che essere comandamento per me, è amore di Dio per me!