lunedì 23 marzo 2020

Di mattino, quando era ancora buio


Caro Teofilo*,
il tempo che stiamo vivendo ci chiede di affinare lo sguardo per riconoscere la Presenza di Dio là dove viviamo: nella nostra casa. Non possiamo uscire, se non per necessità e questo forse ci ha fatto pensare che, non potendo andare in chiesa, ora non possiamo professare la nostra fede.

Accantoniamo definitivamente questo pensiero!

Noi cristiani siamo certi che Dio è presente in ogni tempo e in ogni luogo e vogliamo cogliere l’occasione di questi giorni per riscoprire che la fede è la nostra vita. Saremo ancora più attenti del solito per cercare nelle nostre case e nel nostro quotidiano quegli spazi e quei tempi in cui Dio ci si fa prossimo, ci si fa accanto. Scopriremo, così, che non solo Dio è presente nei tempi e negli spazi in cui lo abbiamo riconosciuto, ma Egli è realmente presente in ogni spazio e in ogni tempo, anche quando non ce ne accorgiamo.
Egli è sempre con noi!

Dio è realmente presente in ciascuno di noi, fin dal giorno in cui ci ha formati nel grembo di nostra madre, fin dal giorno del nostro concepimento.

Dio è sempre con noi per benedirci, cioè per ricordare continuamente a noi, che siamo un po’ scordarelli – come mi diceva bonariamente una suora – che siamo fatti per le opere buone, belle, giuste, vere e sante.
Dio ci benedice, cioè ci ricorda che siamo stati creati per essere amati e amare!
Sentirci benedetti ci fa contenti!

Dunque, Dio è la nostra gioia!!!

Se le nostre azioni sono innervate dalla certezza che Lui ci ama, la nostra gioia è piena, anche se nessuno si accorge di quello che facciamo, anche se nessuno ci dice grazie, anche se siamo nel segreto della nostra camera (leggi Mt 6).

Caro Teofilo,
da qualche giorno ormai, tu ed io ci siamo addentrati con Gesù nel deserto.
E nel deserto abbiamo dovuto lasciare gradualmente tutto ciò che appesantiva il cammino, o lo avrebbe reso più difficile e pericoloso per noi e per gli altri (abbiamo dovuto rinunciare anche a uscire di casa per il bene nostro e… del mondo intero!!!).

Pensa che roba: il destino del mondo, dipende dalle mie scelte personali e dalle tue. Con la nostra attenzione e con le nostre rinunce possiamo salvare la vita di altri, possiamo sostenere il sacrificio di chi nelle corsie degli ospedali sta lavorando notte e giorno anche per me e per te, per garantirci la possibilità di essere curati e guariti.

Per amore di Dio e del prossimo e per amore della vita, che Dio ci ha donato, tu ed io oggi stiamo nel deserto con Gesù!
E ci stiamo, come Gesù, nella piena disponibilità a riconoscere che la nostra vita e quella di ogni altro sono connesse e siamo membra vive dello stesso corpo (leggi 1Cor 12, 12-27)!

Siamo nel deserto e abbiamo con noi soltanto l’essenziale, cioè le cose che sono legate in modo indissolubile alla nostra vocazione alla santità.
Cosa abbiamo con noi?
Abbiamo Dio e il nostro prossimo.
Il resto, tutto il resto, lo abbiamo lasciato, o abbiamo dovuto lasciarlo.

Ci è stato chiesto di modificare le nostre abitudini e di farci bastare l’essenziale, l’indispensabile, stando bene attenti a fare – e anche a dire – solo ciò che è necessario.

In questo deserto su chi possiamo contare?
Solo su Dio e sul nostro prossimo.

Tutte le mattine, aprendo la chiesa, penso a Maria Maddalena che si recò «al sepolcro di mattino, quando era ancora buio» (Gv 20, 1) e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Penso a lei e a Pietro e Giovanni che hanno visto il sepolcro aperto e vuoto. Hanno potuto riconoscere il Signore risorto solo contemplando e facendo memoria della Sua Parola di vita e di tutto ciò che Egli aveva vissuto con loro!

Il Vangelo di Giovanni racconta di due angeli in bianche vesti che, da dentro il sepolcro, chiedono alla Maddalena: «Donna perché piangi?» (Gv 20, 13). Poco dopo, anche Gesù chiede alla Maddalena: «Donna perché piangi? Chi cerchi?» (Gv 20, 15).

Oggi viene rivolta a me e a te la stessa domanda:
«Perché piangi? Chi cerchi?».

Nel deserto stiamo sentendo fame e sete di Dio.
Stiamo comprendendo che senza di Lui davvero non possiamo stare.
L’angoscia e il senso di impotenza, che proviamo leggendo le notizie o i dati della Protezione Civile, ci stanno rivelando quanto è essenziale e consolante la Compagnia di Gesù.

Naturalmente ci vengono le lacrime agli occhi ripensando a quando ci trovavamo insieme come comunità cristiana per celebrare Messe o vivere momenti di preghiera o partecipare a processioni. Ci manca quel ritrovarci nel portico della nostra chiesa, dopo la Messa della Domenica, a scambiarci allegramente qualche impressione sulla settimana vissuta o sulla partita della Samb o sulle attività parrocchiali o di quartiere. Ci manca il vociare festoso dei ragazzi in oratorio e l’allegria delle partitelle nel campetto parrocchiale. Ci mancano anche le chiacchierate fino a tarda notte nella pineta della parrocchia, sotto lo sguardo vigile di San Giuseppe e della Madonna di Lourdes.

Ma quante volte Cristo Risorto era al nostro fianco e noi non facevamo caso alla sua Presenza? (leggi Lc 24, 13-35).

Per la Maddalena quel giorno fu necessario rimanere, dialogare, ascoltare per riconoscere il Suo Gesù nell’uomo che le era sembrato il custode del giardino (Gv 20, 16).

Quante volte abbiamo lasciato Gesù in chiesa, e non lo abbiamo riconosciuto nella nostra casa in quel familiare che viveva con noi, lavorava per noi, offriva la vita per noi? Quante volte siamo passati oltre di fronte a un povero, pensando in cuor nostro: «Non è compito mio»?

Eppure era il Cristo (leggi Mt 25, 31-46).
Quello stesso Cristo che avevamo ricevuto poco prima partecipando alla S. Messa e che ora ci chiedeva di restituirgli la visita accogliendo nel nostro cuore il povero, il piccolo, l’ultimo, l’emarginato, il sofferente, il debole, il carcerato, il malato,…

Ora non possiamo uscire, ma il Cristo è in casa con noi!

Forse stiamo riscoprendo la bellezza di un momento di preghiera vissuto come famiglia davanti al Crocifisso o a una icona, con un lumino acceso, con la Bibbia aperta per ascoltare la Parola di Dio. Ascoltiamo il Vangelo, preghiamo un salmo o una decina di Rosario e sentiamo il Cristo Risorto che ci rassicura: «Non temere» (Lc 5, 10) e «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore» (Gv 10, 11) e ancora «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10, 28-30).

Caro Teofilo,
spesso durante queste giornate, assistendo con grande dolore alla morte di ognuno dei nostri fratelli e sorelle colpiti dalla malattia o da altri mali, mi ritrovo a dire:
«Se non c'è il Paradiso, tutto questo non ha senso»,
oppure «Se Dio non esiste, tutto questo non ha senso»,
oppure «Se non ci fosse il Vangelo, tutto questo sarebbe insostenibile e quindi invivibile».

Il Vangelo ci soccorre anche nello smarrimento più grande, anche quando la tempesta sembra farci affondare. È proprio allora che sento il mio cuore, vicino a quello dei discepoli di Gesù. Il mio grido al Signore, lo ritrovo nel loro. Mi pare di sentirli mentre urlano tutti insieme, dando voce allo sconforto che li prende: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» (Mc 4, 35-41). Più volte al giorno gridiamo al nostro Dio: «Salvaci, Signore, siamo perduti!» (Mt 8, 23-27), oppure «Maestro, maestro, siamo perduti!» (Lc 8, 22-25). Anche questo fa parte della nostra fede: lottare con Dio, riferirci a Lui in ogni momento, chiedergli di soccorrere la nostra umanità con la luce del Suo Spirito. È aver fede dire a Lui la nostra rabbia, la nostra delusione, lasciandogli lo spazio per rispondere e manifestare la Sua misericordia, la Sua salvezza: «Si destò, minacciò il vento e disse al mare: “Taci, calmati!”. Il vento cessò e ci fu grande bonaccia» (Mc 4, 39).

Che grande tesoro è la fede!
Possiamo essere spogliati di tutto, anche della vita, ma di Cristo no.
Egli non permette che siamo spogliati di Lui perché sa bene che senza di Lui, noi non possiamo vivere (leggi Rm 8)!

E allora come camminare oggi nel deserto?
Camminiamo tenendo fisso lo sguardo, il cuore, la vita su Gesù.
Certi della Sua Compagnia, continuiamo ad avanzare, passo dopo passo, verso la Pasqua!
Continuiamo a sostare dove Egli sosta in preghiera, in pianto, in gioia!
Continuiamo ad amare come vediamo che Lui ama!
Continuiamo a essere poveri, obbedienti, casti, miti e umili di cuore, proprio come Lui è povero, obbediente, casto, mite e umile di cuore!
E continuiamo a fidarci di Dio e del prossimo, gli unici che abbiamo sempre con noi!

O Teofilo,
lo Spirito Santo ci illumini e ci aiuti a perseverare nella fede, nella speranza e nella carità! Cristo è risorto!

«Il Signore sia con il tuo spirito. La grazia sia con voi!» (2Tm 4, 22).

Il tuo amico Gian Luca

*Teofilo significa “amato da Dio”, “caro a Dio”. Rivolgendomi a Teofilo, mi rivolgo a tutti gli uomini e le donne, perché tutti siamo cari a Dio!

1 commento:

  1. Parolle



    Parole meravigliose che ci fanno molto riflettere e che ci offrono un raggio di luce in questo momento buio di sofferenza. Grazie mille Don Gian Luca!Dio la benedica!

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