venerdì 24 maggio 2019

La dolce umiltà

Le reliquie di Santa Bernadette sono appena ripartite dopo le giornate di preghiera nella Cattedrale di San Benedetto del Tronto.

Sono arrivato tardi, ma la folla è ancora sul sagrato.
Sembra la banchina del porto quando il transatlantico parte per la traversata oceanica e i parenti lo guardano prendere il largo e accompagnano con gli occhi i loro cari che, piano piano, si allontanano.

C’è già nostalgia di una presenza amica, silenziosa, discreta, semplice e umile.

Un flusso continuo di persone in questi giorni è passato davanti all’urna che contiene le reliquie di Santa Bernadette e davanti all’immagine della Madonna di Lourdes.

Ognuno ha affidato alla Vergine Maria e a Santa Bernadette le sue intenzioni di preghiera, raccomandando le persone più care e chiedendo la guarigione del corpo e dello spirito.

Vedere la gente che prega è bellissimo.
La delicatezza dei gesti, la devozione nel sussurrare parole sante, gli occhi lucidi per la commozione, una carità che si ravviva e s’esprime con un’attenzione e una cura amorevole per anziani e ammalati,...

Lunedì pomeriggio mi sono commosso nel vedere due persone anziane, forse marito e moglie, sostenersi a vicenda sulla via della Cattedrale e compiere il loro piccolo pellegrinaggio. L’altare ormai era vicino e loro camminavano, lenti e contenti!

«La santità ci attira a sé», ho pensato mentre dal fondo della chiesa, presentavo all’umile suora di Nevers le mie preghiere e le parlavo di tante persone bisognose di una carezza da parte di Dio. [dGL]

giovedì 23 maggio 2019

Il Vangelo fa notizia!

«Lo avete fatto a me» (Mt 25, 40).
La notizia è su quasi tutti i giornali!
Eppure si tratta di una frase risalente a quasi 2000 anni fa.

È contenuta tra le pagine di un libro insieme a tante altre frasi.
Il libro si chiama “Vangelo”.

Il versetto in questione è tratto da un discorso di Gesù e nella sua interezza suona così: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me».

Improvvisamente questa Parola di Gesù è uscita dal Vangelo e ha cominciato a girare per le strade e a incontrare la gente.

L’effetto dell’incontro è sorprendente!

«Lo avete fatto a me» sveglia anche le coscienze più assonnate, mandando in crisi un sistema che tende a presentare come giuste l’indifferenza, la durezza di cuore, la mancanza di pietà e compassione.

Gesù dice: «Lo avete fatto a me», e noi torniamo a vedere il nostro prossimo e lo scopriamo maltrattato, offeso, umiliato, emarginato, scartato,... imprigionato.

Adesso lo vediamo ovunque il nostro prossimo: può essere nostro fratello, nostra madre, nostro padre, una persona malata, una persona che gioisce, un amico, uno sconosciuto che incontriamo per strada,... un nemico. Sì, possiamo farci prossimi a chiunque, pure ai nostri nemici!

Se ci trovassimo in mezzo al mare e ci fosse uno in pericolo di vita, anche lì vedremmo semplicemente il nostro prossimo e non esiteremmo a salvarlo!

«Lo avete fatto a me» significa che quando vediamo persone che dormono sulle panchine o buttate agli angoli delle strade, proviamo a metterci nei loro panni e non ci sentiamo troppo bene,...

«Lo avete fatto a me» richiama a tutti l’importanza della solidarietà umana.
E quanto è importante educare alla solidarietà umana!
È proprio grazie alla solidarietà umana che tanti uomini e donne si prendono a cuore la situazione dei loro familiari, dei vicini di casa, di persone lontane, dei più piccoli, degli ultimi e degli scarti della società,...

«Lo avete fatto a me» richiama a tutti l’importanza della condivisione!
E quanto è importante educare alla condivisione!
È proprio grazie alla condivisione che ciascuno mette a disposizione della comunità i suoi talenti perché tutti possano trarne beneficio.
È proprio grazie alla condivisione che ai poveri non manca il pane quotidiano e l’assistenza sanitaria,...

«Lo avete fatto a me» richiama a tutti la necessità del volontariato!
E quanto è importante incoraggiare il volontariato!
Le associazioni oggi faticano a rimanere in piedi e a trovare nuovi volontari, eppure crescono le richieste di intervento da parte di chi vive in situazioni di disagio.

«Lo avete fatto a me» è una buonissima notizia per la realtà in cui viviamo: essa ci rincuora nella nostra ordinaria azione di uomini e di cristiani e ci mantiene svegli quando la nostra coscienza rischia di addormentarsi in una falsa pace!

Speriamo che questa Parola straordinaria ci porti a uscire incontro al prossimo per alleggerire la sua solitudine e la sua povertà e rispondere al suo estremo bisogno di prossimità! [dGL]

mercoledì 22 maggio 2019

Cristiani come i Santi

«Stando una volta alla Santa Messa, questa nostra Beata Rita a Cascia, nella chiesa delle Reverende Madri di santa Maria Maddalena, le s’improntarono talmente nell’intelletto suo queste sante parole: “Ego sum Via Veritas et Vita” (“Io sono la Via, la Verità e la Vita”), che... le cominciò talmente a considerare, che da quell’hora incominciò ferventissimamente ad amare questo Gesù, ed a servirlo... L’era giusto un dire che non poteva verità dire se non parlando con Lui, né poteva vivere se non con Lui, né poteva camminare se non con Lui, né insomma mai adoprare bene alcuno senza Lui... Perciò abbracciò e strinse strettamente il suo dolce Gesù» (citazione tratta da Antonio Maria Sicari, Il grande libro dei ritratti di Santi, Jaca Book).

Il 22 maggio ricorre la memoria di Santa Rita da Cascia, Santa a cui dalle nostre parti siamo molto devoti.

Mi piace durante le omelie fare riferimento alla biografia dei santi, che di volta in volta ricordiamo, e mi piace descriverli con particolari che ci possono aiutare a vederli e sentirli vicini.

Stamattina, preparandomi alla celebrazione della Messa, mi sono immerso nella lettura del ritratto di Santa Rita composto da Antonio Maria Sicari e ho trovato parole illuminanti per la mia vita.

Santa Rita, come Sant’Antonio abate, San Francesco e chissà quanti altri Santi, è stata raggiunta dalla Parola di Dio mentre stava partecipando alla Messa. Una parola di Gesù le si è impressa «nell’intelletto»: «Io sono la Via, la Verità e la Vita» (Gv 14, 6) e, a partire dalla considerazione di questa Parola, cominciò ad amare Gesù e a servirlo.

L’episodio della vita di Santa Rita mi ha fatto pensare a quanta attenzione noi cristiani dedichiamo effettivamente all’ascolto e alla considerazione delle sante parole di Gesù.

Siamo convinti di seguire Gesù, ma effettivamente non conosciamo le sante parole di Gesù, perché non abbiamo mai letto integralmente il Vangelo.

Oppure lo abbiamo letto una volta e ce lo ricordiamo a malapena.

La scarsa conoscenza del Vangelo genera la situazione paradossale di quelli che si dichiarano cristiani, ma poi con le parole e con le opere dimostrano di non avere idea di cosa significhi essere cristiani. Evidentemente a queste persone non è chiaro che per il cristiano Gesù è la Via, la Verità e la Vita. Gesù non è un’immagine o un personaggio letterario o cinematografico, ma una persona viva e contemporanea di ogni uomo, un Buon Pastore che ci guida, se lo seguiamo come umili discepoli.

Ogni giorno siamo testimoni di gesti autenticamente evangelici, ma nel considerarli, anziché affidarci al nostro cuore e gioire per il bene che vediamo, ci affidiamo a opinionisti in malafede, che ci offrono verità distorte o parziali insinuando in noi il dubbio che sia tutto falso e che anche i santi siano in malafede.

I gesti dei santi sono sconvolgenti, questo è vero, ma dovrebbero accendere in noi il desiderio di una sana imitazione e non scatenare una rabbia cieca perché ci accorgiamo di non essere capaci della stessa radicalità evangelica.

Si può contestare per tutta la vita la lavanda dei piedi (Gv 13, 1-20) e restare scandalizzati per un Dio che si fa così prossimo da essere servo, ma quel gesto ha mosso, muove e muoverà moltissime persone a fare la stessa cosa per amore di Gesù e d’ogni uomo.

Animati dalle migliori intenzioni, possiamo consigliare a una persona di pensare più a se stessa, distogliendola dal prendersi cura di anziani, malati, poveri,... Ma il suo restare salda nel fare il bene, nel vivere la carità, nel prendersi cura del bene degli altri, muove e muoverà i suoi figli, i suoi nipoti, i suoi amici a fare altrettanto!

Così possiamo scandalizzarci e gridare all’ingiustizia quanto vogliamo di fronte a un uomo che rinuncia alla sua parte di eredità pur di non litigare con suo fratello o con sua sorella, ma quel gesto muoverà altri all’imitazione e alla liberazione dall’avidità e dall’avarizia.

Il Vangelo lo possiamo considerare difficile, impraticabile, irraggiungibile, impossibile, ma già nel momento in cui esprimiamo questo parere o giudizio, il Vangelo ci sta migliorando: ci sta mostrando che la nostra vita può essere più bella per grazia di Dio! Lasciamoci attirare dall’amore di Cristo!

Santa Rita viene invocata per le grazie impossibili.

C’è una grazia che per l’uomo rischia d’essere più impossibile di tutte le altre: la conversione del cuore a Gesù. Chiediamo a Santa Rita di pregare per la nostra conversione del cuore a Gesù; perché anche noi, come lei, possiamo finalmente abbracciare e stringere strettamente il nostro dolce Gesù! [dGL]

Infinito Faber!

«Se non avessimo in noi, connaturato, un qualche legame con l’infinito, la “fine” delle cose, specie delle più piacevoli, amene, preziose (la fine di una vita, ma anche la fine del vasetto di Nutella, la fine della giovinezza o la fine di un amore), meriterebbe solo una nostra presa d’atto, una constatazione. Il dispiacere, il dolore sono esistenzialmente sintomi e testimoni di una parte di noi che conosce e desidera l’infinito» (Davide Rondoni, E come il vento, Fazi editore).

Queste parole di Davide Rondoni mi hanno ricordato l’incontro di lunedì sera con don Salvatore Miscio e il gruppo Faberacustic al “Pub Dillà” in quel di Grottammare. L’ultima canzone di De André è arrivata mentre io, sapendo che era l’ultima della serata, mi auguravo che durasse un po’ di più, che il piacere di quello stare insieme potesse continuare ancora un po’, potesse essere infinito.

L’Azione Cattolica continua a sfornare proposte autenticamente “cattoliche”, cioè rivolte a tutti e la serata, organizzata per presentare il libro di Don Salvatore Miscio “Dio del cielo vienimi a cercare” pubblicato dall’editrice AVE, ha visto la partecipazione di persone di opinioni diverse, credenti e non credenti, di provenienze geografiche diverse, con storie ed età diverse. C’erano i giovani e gli adulti di Azione Cattolica, i preti, i membri di una corale, gli appassionati di Fabrizio De André,... e c’era anche una piccolissima bambina di qualche mese!

L’occasione ci è stata offerta dall’incaricato AVE della nostra Diocesi di San Benedetto, Michele Rosati. È stato lui a proporci la presentazione di un bel libro, “Dio del cielo, vienimi a cercare”, scritto da don Salvatore Miscio, sacerdote della Diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo e assistente ecclesiastico diocesano e regionale per il Settore Giovani di Azione Cattolica.

Il Settore giovani dell’Azione Cattolica Diocesana ha contattato l’autore per concordare con lui una serata in cui presentare il libro e ascoltare alcune canzoni di Fabrizio De André. Il luogo, un pub di Grottammare, è stato scelto per favorire l’adesione all’iniziativa di giovanissimi e giovani e consentire loro di incontrare e conoscere meglio Fabrizio De André, un uomo in ricerca.

Tutti siamo rimasti colpiti dall’atmosfera accogliente del locale, dall’armonia di musica e parole e dalla capacità di don Salvatore di prenderci per mano e farci percorrere i tratti salienti della vita e della poetica di De André, sottolineando la sua passione per l’uomo e il suo amore per Gesù.

Stefano e Claudio del gruppo Faberacustic e don Salvatore hanno veramente trasmesso emozioni a tutti i presenti. Al termine della presentazione del libro, infatti, lo spazio per le domande o risonanze è stato preso d’assalto: in molti c’era il desiderio di condividere un ricordo di Fabrizio, o di testimoniare la meraviglia per un De André un po’ meno noto, il De André che incontra Gesù.

Intanto la bimba, cullata dalle note delle canzoni, dormiva tra le braccia della mamma.
Guardavo il suo piccolo faccino e poi guardavo le persone attorno a me: sul volto di ognuno c’era la stessa espressione beata e pacifica di quella bambina addormentata. Era come se la musica, il canto e le parole di don Salvatore avessero per un attimo riconciliato tutte le contraddizioni che in questi giorni ci avevano fatto prendere posizione contro questo o contro quello,...

Così oggi, sollecitato dalle parole di Davide Rondoni, non ho potuto fare a meno di scrivere che sì, mi sarebbe piaciuto molto che l’incontro con De André fosse infinito! [dGL]

sabato 18 maggio 2019

Tutti i doveri dell’uomo

«Perché elencare tutte le azioni da compiere e da evitare quando posso insegnare questa breve formula che comprende tutti i doveri dell’uomo: tutto ciò che vedi e che racchiude l’umano e il divino, è un tutto unico; noi siamo le membra di un grande corpo. La natura ci ha generato fratelli, poiché ci ha creato dalla stessa materia e indirizzati alla stessa meta; ci ha infuso un amore reciproco e ci ha fatti socievoli. Ha stabilito l’equità e la giustizia; in base alle sue norme, chi fa del male è più sventurato di chi il male lo riceve; per suo comando le mani siano sempre pronte ad aiutare. Medita e ripeti spesso questo verso:
“Sono un uomo, e niente di ciò che è umano lo giudico a me estraneo” (Terenzio).
Mettiamo tutto in comune: siamo nati per una vita in comune. La nostra società è molto simile a una volta di pietre: cadrebbe se esse non si sostenessero a vicenda, ed è proprio questo che la sorregge» (Seneca, Lettere a Lucilio, Libro XV, lettera 95, Garzanti).