lunedì 17 dicembre 2018

Goccia (52)

«Nella chiesetta del Carmelo Marcello si ritirava ogni giorno per la sua “ora di preghiera” durante la quale sembrava non esistesse nient’altro, per lui. Se lo raggiungevano per qualche urgenza, quasi non riuscivano a farsi ascoltare, talmente era e rimaneva assorto.
Poi si alzava dal suo banco e diceva tutto soddisfatto: “Adesso me ne vado contento perché la preghiera mi ha rafforzato”.
E diceva sorridendo che lui era “il novizio delle carmelitane”.
Più l’azione diventava travolgente, più la contemplazione lo assorbiva. A chi si meravigliava di questo bisogno di preghiera (e voleva che tutti i suoi amici lo condividessero) spiegava che, quanto più il bisogno dei poveri diventa urgente e struggente, tanto più ci si sente “al di sotto delle loro speranze”; allora si coltiva l’obbligo cocente di un miglior servizio, di una costante dedizione, di una vittoria piena e definitiva su qualunque stato di crisi”, e si capisce che c’è un solo luogo dove ogni bisogno può essere raggiunto e ogni dono può essere offerto: la preghiera, l’unione con Dio, che tutto abbraccia e a tutto dà risposta» (Antonio Maria Sicari, Il grande libro dei ritratti di santi, Marcello Candia).

Al termine della Terza Domenica di Avvento, leggo una pagina del libro di Antonio Maria Sicari e mi imbatto nell’esperienza di Marcello Candia, un sant’uomo, un bel cristiano! Mentre leggo una testimonianza sulla sua vita di preghiera, mi tornano in mente le parole di un’udienza di Papa Francesco, ascoltata nel pomeriggio alla radio.

Il Papa, nella prima catechesi sul Padre nostro, ha esortato tutti i cristiani:
«Perciò, iniziando questo ciclo di catechesi sulla preghiera di Gesù, la cosa più bella e più giusta che tutti quanti dobbiamo fare è di ripetere l’invocazione dei discepoli: “Maestro, insegnaci a pregare!”. Sarà bello, in questo tempo di Avvento, ripeterlo: “Signore, insegnami a pregare”. Tutti possiamo andare un po’ oltre e pregare meglio; ma chiederlo al Signore: “Signore, insegnami a pregare”. Facciamo questo, in questo tempo di Avvento, e Lui sicuramente non lascerà cadere nel vuoto la nostra invocazione» (Papa Francesco, Udienza Generale di mercoledì 5 dicembre 2018).

Mancano pochi giorni a Natale e obbedendo al Santo Padre, chiedo a Gesù: «Signore, insegnami a pregare».

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