«Nella chiesetta del Carmelo Marcello si
ritirava ogni giorno per la sua “ora di preghiera” durante la quale sembrava
non esistesse nient’altro, per lui. Se lo raggiungevano per qualche urgenza,
quasi non riuscivano a farsi ascoltare, talmente era e rimaneva assorto.
Poi si alzava dal suo banco e diceva
tutto soddisfatto: “Adesso me ne vado contento perché la preghiera mi ha
rafforzato”.
E diceva sorridendo che lui era “il
novizio delle carmelitane”.
Più l’azione diventava travolgente, più
la contemplazione lo assorbiva. A chi si meravigliava di questo bisogno di
preghiera (e voleva che tutti i suoi amici lo condividessero) spiegava che,
quanto più il bisogno dei poveri diventa urgente e struggente, tanto più ci si
sente “al di sotto delle loro speranze”; allora si coltiva l’obbligo cocente di
un miglior servizio, di una costante dedizione, di una vittoria piena e
definitiva su qualunque stato di crisi”, e si capisce che c’è un solo luogo
dove ogni bisogno può essere raggiunto e ogni dono può essere offerto: la
preghiera, l’unione con Dio, che tutto abbraccia e a tutto dà risposta» (Antonio
Maria Sicari, Il grande libro dei ritratti di santi, Marcello Candia).
Al termine della Terza Domenica di
Avvento, leggo una pagina del libro di Antonio Maria Sicari e mi imbatto nell’esperienza
di Marcello Candia, un sant’uomo, un bel cristiano! Mentre leggo una
testimonianza sulla sua vita di preghiera, mi tornano in mente le parole di un’udienza
di Papa Francesco, ascoltata nel pomeriggio alla radio.
Il Papa, nella prima catechesi sul Padre
nostro, ha esortato tutti i cristiani:
«Perciò, iniziando questo ciclo di
catechesi sulla preghiera di Gesù, la cosa più bella e più giusta che tutti
quanti dobbiamo fare è di ripetere l’invocazione dei discepoli: “Maestro,
insegnaci a pregare!”. Sarà bello, in questo tempo di Avvento, ripeterlo:
“Signore, insegnami a pregare”. Tutti possiamo andare un po’ oltre e pregare
meglio; ma chiederlo al Signore: “Signore, insegnami a pregare”. Facciamo
questo, in questo tempo di Avvento, e Lui sicuramente non lascerà cadere nel
vuoto la nostra invocazione» (Papa Francesco, Udienza Generale di mercoledì 5 dicembre 2018).
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