lunedì 9 aprile 2018

Non sia turbato il vostro cuore…

«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me» (Gv 14,1). Molte volte mi sono imbattuto in questo versetto in occasione della celebrazione dei funerali di qualche parrocchiano. Oggi mi tornano in mente queste parole di Gesù mentre ascolto la notizia della morte di don Giovanni, un mio confratello che ha trascorso la vita mettendosi al servizio di Cristo e della nostra Diocesi.

Aveva un bel sorriso don Giovanni, me lo ricorda la foto scelta dal giornale online in cui accanto alle informazioni biografiche, posso leggere la testimonianza di tante persone che lo hanno conosciuto e che si sono sentite accompagnate dalla sua tenera mitezza (trovi qui l'articolo del giornale diocesano L'ancoraonline).

Leggo e penso che essere cristiani sia semplicemente stare dove il Signore ti manda e ricordare con la vita la mitezza di Gesù, la Sua capacità di fermarsi e farsi prossimo delle persone che incontrava.

Noi cristiani abbiamo i nostri difetti, i nostri limiti, le nostre corte vedute e i nostri ristretti orizzonti, ma abbiamo la possibilità di fare la strada con Gesù, di tenere fisso lo sguardo su di Lui, di fermarci quando si ferma Lui, di farci prossimi quando Lui si fa prossimo,… Spesso non riesco a cogliere questa possibilità, ma Gesù sempre mi chiama e mi incoraggia a ricominciare.

Caro don Giovanni, ti ringrazio per avermi dato buona testimonianza della fede, della speranza e della carità che animavano la tua vita di cristiano e di prete!
Il Signore ti doni la pace e la gioia dei santi!

domenica 8 aprile 2018

Come Nicodemo

È il venerdì prima della Domenica delle Palme e la processione in onore della Madonna Addolorata è terminata da poco. Salgo in macchina per andare alle “Notti di Nicodemo”, un momento di preghiera organizzato dall’Azione Cattolica nel Monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto.

È ora di cena e faccio tappa a Grottammare per prendere un paio di pizzette senza carne – visto che è un venerdì di Quaresima – da consumare in macchina: l’obiettivo è arrivare puntuali. Nella mia auto, parcheggiata in prossimità della pizzeria, mangio come i poliziotti americani che stanno di guardia nei film d’azione.

Così, dal mio punto d’osservazione, vedo passare le persone: c’è chi va di fretta perché è in ritardo per la cena, chi sta portando fuori il cane per la sua passeggiata, chi chiude il negozio dopo una giornata di lavoro, chi passa in bicicletta e chi cerca un parcheggio,… e poi ci sono io, che ho scelto stasera di fare come Nicodemo e andare da Gesù (cfr. Gv 3,2).

Riparto in direzione di San Benedetto e, dopo qualche minuto, cerco un parcheggio. Camminando, salgo al monastero e mi gusto il silenzio di una notte che sta cominciando: sono solo le 20.55… Entro nella chiesa delle suore Clarisse e le trovo nel coro in preghiera silenziosa. È già arrivato anche qualche giovane. Mi siedo e mi metto a osservare quell’ambiente che negli anni mi è diventato molto familiare. C’è il tabernacolo di legno che in origine stava nella prima piccola chiesetta del monastero, luogo in cui abbiamo vissuto momenti di preghiera durante pomeriggi vocazionali o nel corso di ritiri parrocchiali. Ero poco più che adolescente a quel tempo e incontrare le suore di clausura mi faceva pensare che l’appartenenza a Cristo dona pace.

La preghiera inizia e viene esposto sull’altare il Santissimo Sacramento.

Nel cuore sento crescere la pace: sono alla presenza di Gesù. Lentamente ripercorro la giornata e la guardo mettendola sotto la Sua luce. I brani della Parola di Dio, che vengono proclamati, mi aiutano a far memoria dell’amore donato e ricevuto, mi aiutano a ricordare Dio e il prossimo. Ho tanto da ringraziare e nel silenzio presento al Signore situazioni e persone.

Come Nicodemo, trovo un Gesù che accoglie, ascolta e risponde. Come Nicodemo, mi sento chiamato ad aver fiducia nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16).

Manca poco alla Settimana Santa. Incontrerò molte persone in cerca di Dio e del Suo amore. Comincio col presentare al Signore la mia comunità parrocchiale con i suoi frutti, ma anche con i suoi dolori: davanti ai miei occhi c’è il campo con il grano e la zizzania che crescono insieme. Li affido a Lui entrambi: grano e zizzania perché il grano non sia soffocato e perché la zizzania, stando a contatto con il grano, sia toccata dalla buona testimonianza cristiana e si converta. Porto al Signore gli ammalati e gli agonizzanti perché li rafforzi nella battaglia e perché la comunità si accorga di quanto sono preziose queste membra sofferenti e di come avvicinandosi a loro si può imparare a lottare e a morire con fede, speranza e carità. Porto al Signore i ragazzi e i giovani perché li custodisca e li faccia crescere respirando aria buona, incontrando buoni testimoni! Mi passano davanti agli occhi i volti dei ragazzi che negli anni ho incontrato a catechismo: c’è in loro il desiderio di vedere Gesù e non sempre noi adulti ce ne accorgiamo, non sempre proviamo ad accompagnarli, non sempre li aiutiamo. Poi penso ai genitori e in generale a noi adulti, chiamati a essere punti di riferimento, buoni testimoni. Vorrei che noi adulti tornassimo bambini e che ricominciassimo a fidarci, a stupirci, a meravigliarci, a non dare tutto per scontato. Vorrei che ricominciassimo ad ascoltare i più piccoli.

Guardo Gesù sull’altare e gli affido il cammino della comunità parrocchiale in cui mi trovo ancora per qualche settimana. Chiedo a Gesù che la comunità si prepari ad accogliere il suo nuovo parroco, don Nicola, con gioia e spirito di servizio. Chiedo a Gesù che benedica e custodisca il nuovo parroco.

Chiedo, infine, per me il dono della fiducia e ringrazio il Signore per le persone incontrate in questi anni a Ripatransone e per le persone che incontrerò nel servizio che svolgerò nella parrocchia di Cristo Re.

Buon cammino con Gesù, amici!

don Gian Luca