martedì 27 maggio 2014

Grandine

«Smetterà»,
mi dico mentre vedo e sento la grandine cadere sulla macchina.

La guardo e sono sempre più incapace di risolvermi a uscir fuori per guadagnare la porta di casa. I chicchi cadono con minore o maggiore intensità e il cielo di un grigio scuro, a tratti squarciato da lampi e fulmini, non fa ben sperare.

Abbandonata l’idea di uscire dall’auto, comincio a pensare a una tettoia sotto cui parcheggiare ma alla fine decido di restare e aspettare. Il ghiaccio si accumula sul parabrezza e intorno a me la strada si copre rapidamente di bianco.

Il tempo passa e lei cade, cade, cade,…

Il pensiero corre alle campagne già flagellate dalle abbondanti piogge degli ultimi mesi…

Ora è tornato il sereno e i ragazzi in Chiesa si raccolgono per il catechismo.

Le voci sono allegre; li vedo spensierati accomodarsi sui banchi mentre la suora li richiama con dolcezza al rispetto per il luogo, ad abbassare la voce,…

Oggi la preghiera dei ragazzi è dedicata a voi, amici agricoltori, perché troviate conforto nel Signore e continuiate a confidare nella Sua Provvidenza! [dGL]

venerdì 16 maggio 2014

La pazienza (da un testo di Romano Guardini)

L’animale può essere impaziente? Evidentemente no, né impaziente, né paziente. Esso si trova inserito nel contesto delle leggi di natura; vive come deve vivere e muore quando il suo tempo è finito. L’impazienza diviene possibile soltanto per un essere che ha la capacità di elevarsi al di sopra della realtà immediata e di volere ciò che ancora non è: cioè per l’uomo. Perciò soltanto per lui si verifica la decisione concernente il lasciare o non lasciare al divenire il suo tempo.
E questo sempre di nuovo; perché in questa esistenza del tempo e del limite riappare continuamente la tensione fra ciò che egli è e ciò che egli vorrebbe essere; fra ciò che egli ha già realizzato e ciò che gli resta ancora da realizzare. La pazienza è quella che porta questa tensione.

Soprattutto la pazienza verso ciò che ci è stato dato e destinato: il destino. L’ambiente in cui viviamo ci è stato destinato; noi vi veniamo generati e innestati. Gli eventi della storia vanno senza che noi possiamo modificarli gran che, e ognuno viene inciso dai loro effetti. Giorno per giorno accade a noi in qualche modo personalmente ciò che semplicemente accade. Possiamo cautelarci, possiamo alterare qualcosa secondo la nostra volontà, ma in fondo in fondo dobbiamo accettare ciò che viene verificandosi. Capire tutto ciò e atteggiarsi in conformità si chiama pazienza. Chi non vuole tutto ciò, resta in perpetuo conflitto con la propria esistenza.
Pensiamo al classico personaggio che si ribella contro tutto ciò che è dato. È il Faust di Goethe. Dopo aver buttato via la speranza e la fede, esclama: «E maledizione soprattutto alla pazienza!». Egli è l’eterno immaturo, che non vede mai né accetta la realtà come è. Di continuo la sfugge nella sua fantasia. Continua è la sua protesta contro il destino, mentre invece la maturità dell’uomo comincia quando egli accetta ciò che è. Di qui attinge finalmente la forza per cambiare e per trasformare le cose. [R. Guardini, Virtù, Morcelliana]

mercoledì 14 maggio 2014

Dal tesoro del seminario… (II)

«Nessuno disprezzi la tua giovane età,…» (1Tim 4,12ss).

Cominciava così il secondo punto della traccia per il colloquio di discernimento finale in vista dell’ordinazione diaconale.

Forse perché il rettore sapeva che, prima o poi, nel ministero avremmo dovuto fare i conti con la nostra giovane età, o forse perché prevedeva che, dopo qualche anno, riprendendo in mano quel foglio avremmo potuto attingervi il coraggio necessario per affrontare le molteplici sfide dell’evangelizzazione, senza farci prendere dalla paura di essere troppo giovani.

Forse lo prevedeva lo stesso apostolo Paolo indirizzando a Timoteo le sue raccomandazioni.

Ascoltiamolo, allora, mentre esorta il suo vero figlio nella fede (cfr 1Tim 2,2):

«Allénati nella vera fede, perché l’esercizio fisico è utile a poco, mentre la vera fede è utile a tutto, portando con sé la promessa della vita presente e di quella futura. Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti. Per questo infatti noi ci affatichiamo e combattiamo, perché abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il salvatore di tutti gli uomini, ma soprattutto di quelli che credono. E tu prescrivi queste cose e insegnale. Nessuno disprezzi la tua giovane età, ma sii di esempio ai fedeli nel parlare, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza. In attesa del mio arrivo, dedicati alla lettura, all’esortazione e all’insegnamento. Non trascurare il dono che è in te e che ti è stato conferito, mediante una parola profetica, con l’imposizione delle mani da parte dei presbiteri. Abbi cura di queste cose, dedicati ad esse interamente, perché tutti vedano il tuo progresso. Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così facendo, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano» (1Tim 4,7-16).

domenica 11 maggio 2014

Seguendo il pastore buono

Nessuna contrarietà ci distolga dalla gioia della festa interiore, perché se qualcuno desidera raggiungere la meta stabilita, nessuna asperità del cammino varrà a trattenerlo. Nessuna prosperità ci seduca con le sue lusinghe, perché sciocco è quel viaggiatore che durante il suo percorso si ferma a guardare i bei prati e dimentica di andare là dove aveva intenzione di arrivare. [Dalle «Omelie sui vangeli» di San Gregorio Magno papa]