Peppone deve
sostenere l’esame di quinta elementare e don Camillo si prepara a gustarsi lo
spettacolo dalla finestra della scuola. Sembra un disastro annunciato: il
sindaco affronta il problema di matematica con impegno, ma il tempo passa e le
formule gli si affollano nella testa senza condurlo alla soluzione.
All’improvviso
arriva correndo il figlio di Peppone e chiede a don Camillo di vedere il suo
babbo che fa l’esame. La preoccupazione del bambino per il padre, visibilmente
in difficoltà, spinge don Camillo a intervenire. I due amici si incontrano nel
corridoio della scuola e, come al solito, tra provocazioni e battute ironiche,
trovano il modo di aiutarsi reciprocamente.
La pellicola in
bianco e nero fa risaltare l’antichità degli eventi, ma oggi i due protagonisti
sono qui a raccontarci un rispetto dell’altro che va oltre le differenze di
opinione; una solidarietà che ci fa uscire dai nostri schemi e dai
ragionamenti di convenienza per tendere una mano a chi è in difficoltà; un’umanità
che ci salva dal diventare guerrafondai ciechi e sordi, preoccupati soltanto di
affermare una serie di ideologie; una fraternità cristiana che ci rende cari
gli uni agli altri.
Don Camillo e
Peppone superano a pieni voti l’esame della vita.
E io?
Posso davvero dirmi cristiano, se non sono capace
di rivolgere un semplice “ciao!” al
mio avversario? [dGL]