mercoledì 26 febbraio 2014

L’esame

Peppone deve sostenere l’esame di quinta elementare e don Camillo si prepara a gustarsi lo spettacolo dalla finestra della scuola. Sembra un disastro annunciato: il sindaco affronta il problema di matematica con impegno, ma il tempo passa e le formule gli si affollano nella testa senza condurlo alla soluzione.

All’improvviso arriva correndo il figlio di Peppone e chiede a don Camillo di vedere il suo babbo che fa l’esame. La preoccupazione del bambino per il padre, visibilmente in difficoltà, spinge don Camillo a intervenire. I due amici si incontrano nel corridoio della scuola e, come al solito, tra provocazioni e battute ironiche, trovano il modo di aiutarsi reciprocamente.

La pellicola in bianco e nero fa risaltare l’antichità degli eventi, ma oggi i due protagonisti sono qui a raccontarci un rispetto dell’altro che va oltre le differenze di opinione; una solidarietà che ci fa uscire dai nostri schemi e dai ragionamenti di convenienza per tendere una mano a chi è in difficoltà; un’umanità che ci salva dal diventare guerrafondai ciechi e sordi, preoccupati soltanto di affermare una serie di ideologie; una fraternità cristiana che ci rende cari gli uni agli altri.

Don Camillo e Peppone superano a pieni voti l’esame della vita.

E io?
Posso davvero dirmi cristiano, se non sono capace di rivolgere un semplice “ciao!” al mio avversario? [dGL]

sabato 22 febbraio 2014

Pioggia e sole (leggendo Mt 5,38-48)

Stamattina al risveglio il sole,
uscendo di casa, la pioggia,
poi di nuovo il sole
e poi la pioggia
e ancora il sole,...

Buoni e cattivi
sotto lo stesso cielo.

Cattivi e buoni
sotto lo stesso sguardo del Padre.

Buoni e cattivi
con la stessa chiamata a somigliare al Padre.

Cattivi e buoni,
prima di tutto,
figli amati dal Padre e fratelli. [dGL]

venerdì 21 febbraio 2014

Un sorriso

«E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere» (Mc 8,31).

Il Figlio dell’uomo dopo tre giorni risorgerà,
ma il pensiero dei discepoli si ferma sulla grande sofferenza, sul rifiuto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti, degli scribi, sulla morte. Si ferma e rischia di non andare più oltre: troppo grosso appare l’ostacolo della passione, così grosso da occupare tutto il campo visivo dei discepoli, gettando un’ombra scura sulla profezia della risurrezione dopo il terzo giorno.

Forse anche il mio campo visivo è occupato dai problemi di ogni giorno e a volte faccio fatica a scorgere la luce e il calore della risurrezione. Vago lungo la via opponendomi con tutte le forze a quanto non rientra nelle mie aspettative e previsioni, senza badare alla mia identità di discepolo che deve star dietro al Maestro per imparare a pensare secondo il cuore del Maestro (Mc 8,33).

Mi incammino volentieri per vie che mi allontanino dalle mie fragilità e incoerenze, come se la risurrezione di Gesù fosse a parte, distaccata dal contesto, come se fosse un qualcosa da ricercare altrove, di certo non là dove c’è passione, sofferenza, rifiuto, morte.

Eppure il parlare apertamente di Gesù (Mc 8,32) sta lì a ricordarmi che la risurrezione e la mia vita sono eventi strettamente connessi: è la risurrezione che illumina questa vita, è la risurrezione che fa sorridere il quotidiano. [dGL]

L’altro

Disse abba Antonio: «Verrà un tempo in cui gli uomini impazziranno, e quando vedranno uno che non è pazzo, lo assaliranno dicendogli: "Sei pazzo!" per il solo fatto che non è come loro». [dagli Apoftegmi dei Padri del deserto]

lunedì 17 febbraio 2014

Se…

«Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 5,20).

C’è una giustizia che è diversa da quella degli scribi e dei farisei.
C’è una giustizia che non si fonda sul rispetto formale di una serie di precetti e tradizioni, ma sull’amore di Dio per i Suoi figli.

E se a prima vista può sembrare che questo comporti un’abolizione della Legge e dei Profeti, a ben guardare e ascoltare, ci si accorge che in realtà è qualcosa di più coinvolgente e di più impegnativo! Non basta mostrare con azioni meccaniche la propria adesione al Signore, occorre mettere nelle sue mani tutta la vita, disponendosi umilmente a fare la Sua volontà.

Le parole di Gesù ci rivelano l’inconsistenza di ogni formalismo e apparenza, rivelandoci l’essenziale: amare come Lui ci ama.

Chi ama perde di vista la misura, il tempo, lo spazio.
Chi ama dimentica sé stesso.
Chi ama non fa più calcoli perché desidera soltanto farsi prossimo sull’esempio di Gesù buon samaritano.

Chi ama non vede più una serie di precetti, ma il volto e la persona di ogni fratello, di ogni uomo e così la relazione personale prende il posto di una fredda legge generale.

Signore, insegnaci la Tua giustizia che è misericordia, amore senza misura! [dGL]

sabato 1 febbraio 2014

Cuori come luci

Nutriti della Tua Parola,
Signore,
i nostri cuori son luci
nella notte oscura,
nella fitta nebbia... [dGL]