venerdì 28 settembre 2012
Speranza
È di chi spera
saper scorgere verdi fili d’erba
là dove tutti gli altri vedono sabbia di deserto. [dGL]
giovedì 27 settembre 2012
Carità e altri carismi [da Lettera a Sila, Silvano Fausti]
Non fare tutto il
bene possibile. Lascia qualcosa anche agli altri!
A ciascuno è data
una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune (1Cor 12, 7).
Ognuno ha il suo dono da donare al fratello.
Non essere avido e
non accaparrarti tutti i doni! Distruggeresti te e la Chiesa di Dio.
Riconosci il tuo
dono al Signore; sii contento di servire con quello i fratelli. I nostri limiti
ci permettono di entrare in comunione di amore e servizio reciproco,
partecipando nel tempo alla danza eterna di Dio stesso, nel suo respiro vitale
di dare tutto e tutto ricevere.
Quando, fin dall’inizio,
sorse a Gerusalemme il problema della «caritas», gli apostoli capirono meglio
il loro carisma, e lasciarono ad altri il servizio delle mense (At 6, 4).
Quando avrai tante
cose da fare a favore dei fratelli, e non avrai più tempo per dedicarti assiduamente
alla preghiera e al servizio della Parola, preoccupati assai. Significa che non
sei più apostolo e sei venuto meno alla tua chiamata.
Sappi che è carità
verso l’altro anche il non far tutto.
Non umiliarlo con
la tua pretesa onnipotenza.
Sappi che è carità
verso l’altro anche riconoscere il proprio limite. Umiliati, riconoscendoti
nella comune condizione mortale.
Sappi soprattutto
che la più grande carità verso l’altro è condividere la sua impotenza e
annunciargli che Gesù è il Signore mio e suo.
I tuoi due doveri
fondamentali sono parlare a Dio degli uomini e parlare agli uomini di Dio, e
ricordati che il secondo parlare deriva dal primo la sua efficacia.
Ricordati anche che
parlare a Dio degli uomini è più efficace che parlare di Dio agli uomini.
Individuato il tuo
carisma, sii contento che altri facciano altro, senza metterli in questione e
sentirti messo in questione dalla diversità.
Siamo un solo
corpo, ma non un solo membro. La pluralità delle membra è necessaria perché l’unico
corpo viva nell’unico Spirito, che è amore e dono mutuo.
Il tuo servizio ai
poveri è quello di tipo più difficile: è la tua stessa povertà, che ti rende
solidale con loro, capace di testimoniare il Figlio di Dio che si è fatto
nostro fratello.
Hai rinunciato una
volta per tutte a tutto, per essere solidale con tutti e poter annunciare ai
poveri la comune speranza.
Se guardi bene,
vedrai che spesso la tua carità è per tacitare i tuoi sensi di colpa o di
impotenza. Non mancando di nulla o non potendo fare tutto, invece di fare come
il Signore che si abbassò e condivise la nostra sorte, cercherai di alzare gli
altri alla tua. Così mostrerai la tua superiorità e li fisserai nella loro
inferiorità, continuando a dare cose senza più trovare il tempo per annunciare
il Vangelo.
La gente ti
chiederà ciò che tu dai. E tu darai ciò che hai e l’altro non ha.
Per questo, l’unica cosa che tu hai in più dell’altro
sia solo il Signore Gesù, che desidera comunicarsi a lui come a te.
[Silvano Fausti]
lunedì 24 settembre 2012
«All’aurora ti cerco» (Sal 62, 2)
Questo versetto tratto dal salmo 62
dovrebbe imprimersi nel cuore del discepolo perché gli ricorda continuamente il
motivo del suo camminare dietro Gesù. Non è per conquistare una posizione di
rilievo, né per ricevere riconoscimenti, saluti e onori nelle piazze, né per
essere servito.
A muovere il discepolo è qualcosa di
molto più profondo ed essenziale: il riconoscimento di un desiderio, di un
bisogno, di una necessità simile alle necessità fisiche…
Il salmista lo descrive con un’immagine
molto efficace: la terra assetata.
E
così non possiamo rinunciare a prendere coscienza di ciò che ci fa vivere: «O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti
cerco, di te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta,
arida, senza acqua» (Sal 62, 2). [dGL]
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