Dopo una giornata di riflessione sul
tema della paura, d’improvviso mi è chiaro che la progressiva eliminazione di
tutti i fattori di rischio, di tutto ciò che genera in me paura e tensione, mi porterebbe
diritto alla tomba.
E non una tomba di un qualche cimitero,
dove il corpo ormai giace inerte,…
La mia tomba sarebbe un qualsiasi
ufficio, una casa, magari una bellissima torre piena di comfort in cui vivere
senza preoccupazioni, una chiesa.
Ma, a ben vedere, non ci sarebbe alcuna
differenza tra me e quel corpo seppellito al cimitero. Una volta eliminate
tutte le esperienze potenzialmente pericolose, non avrei più sogni, desideri,
emozioni, sorrisi, lacrime,… diventerei incapace di amare! E tutto per
allontanarmi dal mondo, custodirmi, non arrabbiarmi, non espormi alle delusioni,
ai tradimenti.
Chi mi ha riportato alla realtà è stato
il Vangelo: «Prendi il largo» (Lc 5,
4), mi incoraggia Gesù. Lascia la terra
ferma e va’ in mare!
Quando si intraprende un cammino, si ha
sempre un po’ paura degli imprevisti che possono accadere lungo la strada. Ma
essi sono l’occasione per fare esperienza della presenza di Dio, della Sua
provvidenza.
Dovrebbe funzionare allo stesso modo
nella relazione tra lo sposo e la sposa: un amore che pretende continue
rassicurazioni e prove di fedeltà è destinato a spegnersi.
È
per questo che sono convinto che solo avendo fede nel Signore e imparando da
Lui ad amare, si impara a dire «Ti amo»
ai fratelli che abbiamo accanto! [dGL]