martedì 28 febbraio 2012

Padre nostro (Mt 6, 9)

«… il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate» (Mt 6, 8).

Ci differenzia dai pagani la nostra fede in un Dio vivo, non fatto da mani o da mente d’uomo. Il Padre nostro ha gli occhi aperti sul mondo, è costantemente in ascolto (Sal 33/34, 5. 7. 16. 18), conosce ciascuno di noi, sa cosa c’è nel nostro cuore.

Credere in Dio è, quindi, fonte di pace!

Spesso siamo alla ricerca di persone che sappiano guardare oltre ciò che appare esternamente, che sappiano riconoscerci per quello che siamo, che ci diano fiducia gratuita. Il Signore sa chi siamo e non serve presentarci a Lui con una maschera per farci accettare; per Lui noi siamo i figli amati, un tesoro prezioso da custodire con ogni cura. Di fronte a Lui siamo veri, senza segreti e il bello è che, se crediamo in Lui, non temiamo di essere ai Suoi occhi così come siamo.

Per le persone più care, infatti, non abbiamo segreti e basta poco perché si accorgano dei nostri sentimenti. A qualcuno è sufficiente osservare il nostro volto per comprendere se siamo gioiosi, preoccupati, affaticati, contenti,…

Il Padre nostro sa di quali cose abbiamo bisogno. Fidiamoci di Lui e troveremo pace! Rimarremo stupiti nel constatare come peccati ritenuti invincibili, se ci affidiamo a Lui, se pazientiamo sapendo che Lui ci educa, se lasciamo operare in noi la Sua Parola, scompaiono!

Credendo in Lui, saremo liberati da ogni paura.

Anche quando ci sentiamo dei bruchi senza alcuna bellezza, il Signore vede in noi una splendida farfalla che, danzando leggera, rallegra l’aria! [dGL]

lunedì 27 febbraio 2012

L’avete fatto a me (Mt 25, 40)

Sono talmente tanti i piccoli (Mt 25, 31-46) che incontriamo ogni giorno che forse rischiamo di farci l’abitudine, di avere già la risposta pronta, di giustificarci pensando che dovrebbero provvedere le istituzioni,…

Così, rischiamo di guardare tutto dall’alto, di essere come anestetizzati di fronte al male che dovrebbe preoccuparci, farci soffrire, almeno interrogarci! Non riusciamo a coinvolgerci, ad avere una reale attenzione per ciascuno, a provare compassione per la sua storia, le sue richieste, i suoi bisogni,…

Il Signore vede questa nostra difficoltà ma, conoscendoci bene, nutre una profonda fiducia in noi. Egli si affida proprio a noi, Suoi angeli, per annunciare la buona notizia (Vangelo).

Si serve di noi che per primi abbiamo brillato di gioia per la Sua Incarnazione, noi che siamo caduti a terra di fronte alla Sua sfolgorante bellezza, noi che lo abbiamo guardato da lontano, terrorizzati e increduli, mentre pendeva dalla Croce, noi che lo abbiamo incontrato dopo la Risurrezione, noi che pur avendo coscienza della nostra fragilità e del nostro peccato, continuiamo a desiderare con tutto il cuore di poggiare la nostra testa sul Suo petto per sentire il battito dell’Amore, noi che senza di Lui non possiamo più vivere!

Se decidiamo di aprirgli la porta, di lasciarci evangelizzare, Egli entra nella nostra casa e condivide con noi la Sua vita, ci dona il Suo amore, ci rende capaci di riconoscerlo nei fratelli: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13, 34).

Scoprendoci piccoli, bisognosi di ricevere tutto, crescendo nella conoscenza di Lui, Lo incontriamo nell’altro e accorciamo le distanze, abbattiamo le barriere, facciamo spazio per ascoltare e accogliere, ci carichiamo sulle spalle i pesi gli uni degli altri.

Questa Quaresima sia per me, Signore, un tempo propizio per contemplarti, per accorgermi di quanto mi ami, di quanto sei innamorato di me e di ogni Tua creatura! [dGL]

domenica 26 febbraio 2012

Deserto

Solitudine voleva l’Amico, e se ne andò a vivere solo per stare in compagnia del suo Amato. E con lui sta solo tra la gente. [Raimondo Lullo, Libro dell’Amico e l’Amato]

venerdì 24 febbraio 2012

Gioia e amore

L’amore è la causa della gioia. La gioia è il volto irradiante dell’amore che ci tocca e ci trasforma. Gioia e amore sono bellezza: la bellezza di Dio. [B. Forte, La lettera dell’amore]

martedì 21 febbraio 2012

Un amore così grande

«Dimmi, folle Amico: perché hai un amore così grande?».
Rispose: «Perché lungo e pericoloso è il cammino per cui vado in cerca del mio Amato. A fatica devo cercarlo e in fretta mi conviene camminare; e non potrei fare tutto questo senza un grande amore». [Raimondo Lullo, Libro dell’Amico e l’Amato]

sabato 18 febbraio 2012

Sassi sull’acqua

Sulla riva del lago un bambino e suo padre scelgono delle pietre.
L’uomo ne lancia una e insieme la guardano saltare sull’acqua.

Il padre ripete il gesto diverse volte sotto lo sguardo ammirato del figlio.
Poi raccoglie una pietra, la mette in mano al bambino e accompagna il suo braccio nel lancio. Il bimbo vede la pietra che si allontana scivolando sul pelo dell’acqua e si meraviglia del piccolo prodigio compiuto dalla sua mano.

Incoraggiato dal padre, ci prova da solo ma la pietra non fa che un paio di salti.

S’incamminano di nuovo lungo la riva alla ricerca di altre pietre.
Il bambino valuta attentamente la forma di ogni sasso, si china a raccoglierlo, lo soppesa un po’ sulla mano, alza la testa e con gli occhi chiede fiducioso a suo padre di aiutarlo nel lancio. Il sasso saltella leggero sull’acqua…

A ogni salto il bambino sorride stupito e, anche se non sa spiegarsi ciò che accade, è contento di quel che vede.

Da lontano osservo la scena e penso al cammino del cristiano.

Una volta incontrato il Signore, siamo un po’ come quel bambino: cerchiamo di scorgere nella nostra vita quotidiana la Sua Presenza e quando ci accorgiamo del Suo passaggio, subito accorriamo gioiosi per mettere generosamente a Sua disposizione quei talenti che ci ha donato.

Come quel bambino, noi intuiamo la bellezza di ciò che vediamo e rimaniamo stupiti di fronte all’amore del Signore Gesù che «svuotò se stesso assumendo una condizione di servo» (Fil 2, 6-7) e diventando simile a noi,  ma la via dell’amore richiede fiducia, sacrificio, fedeltà, umiltà, pazienza,…

Ogni volta che, presi dalle cose da fare, distogliamo lo sguardo da Lui, non siamo più capaci di saltare sull’acqua e il nostro peso ci fa inevitabilmente affondare… (Mt 14, 22-33). Noi discepoli abbiamo bisogno di camminare quotidianamente con il Maestro, non basta dire il nostro una volta; occorre prendere la croce ogni giorno e seguirlo, imparando da Lui che si fece «obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2, 8).

È allora che diventiamo testimoni di autentici miracoli: la nostra vita nelle Sue mani risplende del Suo amore e diventa motivo di gioia per noi e per i fratelli! [dGL]

giovedì 16 febbraio 2012

Amore per sempre

Un amore che non aspirasse all’eternità, che non si scegliesse come fedele, e fedele per sempre, non sarebbe l’amore di cui il nostro cuore ha nostalgia e bisogno. 
[B. Forte, La lettera dell’amore]

mercoledì 15 febbraio 2012

Chi accende il cuore

Noi cristiani dovremmo avere l’onestà, l’umiltà e la fede per ammettere, con noi stessi e con gli altri, che non siamo noi con la nostra bravura e con il nostro fascino o carisma ad accendere i cuori, ma è l’incontro con Dio!

È Dio ad accendere il cuore dell’uomo, è Lui a compiere il miracolo!

Il nostro parlare di Lui, il testimoniare con la vita l’amore che Egli ci dona, il nostro essere Suoi angeli portatori di un lieto annuncio possono favorire questo incontro ma non lo sostituiscono. I talenti che Dio ci ha donato, la nostra simpatia, la nostra capacità oratoria devono essere tutti strumenti utili per favorire l’incontro con Lui!

Siamo, dunque, chiamati a condividere con i fratelli non teorie formali che non parlano nemmeno a noi, ma la passione che ci fa vivere, la gioia dell’incontro con Gesù, della conversione, della comunione con Dio che è per sempre!

Se avessimo il coraggio di ammettere questo, saremmo molto più liberi, animati dalla gratuità, sereni, pronti all’ascolto e al dialogo.

Signore, rendici Tuoi discepoli! [dGL]

martedì 14 febbraio 2012

Dio di ogni consolazione

«Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione! Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio. Poiché, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. Quando siamo tribolati, è per la vostra consolazione e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra consolazione, la quale vi dà forza nel sopportare le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo. La nostra speranza nei vostri riguardi è salda: sappiamo che, come siete partecipi delle sofferenze, così lo siete anche della consolazione» (2Cor 1, 3-7).

Donaci la grazia, Signore, di essere messaggeri della Tua consolazione. [dGL]

domenica 12 febbraio 2012

La Parola di Dio

Chi è capace di comprendere, Signore, tutta la ricchezza di una sola delle tue parole? È molto più ciò che ci sfugge di quanto riusciamo a comprendere. Siamo proprio come gli assetati che bevono a una fonte. La tua parola offre molti aspetti diversi, come numerose sono le prospettive di coloro che la studiano. Il Signore ha colorato la sua parola di bellezze svariate, perché coloro che la scrutano possano contemplare ciò che preferiscono. Ha nascosto nella sua parola tutti i tesori, perché ciascuno di noi trovi una ricchezza in ciò che contempla.

La sua parola è un albero di vita che, da ogni parte, ti porge dei frutti benedetti. Essa è come quella roccia aperta nel deserto, che divenne per ogni uomo, da ogni parte, una bevanda spirituale. Essi mangiarono, dice l'Apostolo, un cibo spirituale e bevvero una bevanda spirituale (cfr. 1 Cor 10, 2).

Colui al quale tocca una di queste ricchezze non creda che non vi sia altro nella parola di Dio oltre ciò che egli ha trovato. Si renda conto piuttosto che egli non è stato capace di scoprirvi se non una sola cosa fra molte altre. Dopo essersi arricchito della parola, non creda che questa venga da ciò impoverita. Incapace di esaurirne la ricchezza, renda grazie per la immensità di essa. Rallegrati perché sei stato saziato, ma non rattristarti per il fatto che la ricchezza della parola ti superi. Colui che ha sete è lieto di bere, ma non si rattrista perché non riesce a prosciugare la fonte. È meglio che la fonte soddisfi la tua sete, piuttosto che la sete esaurisca la fonte. Se la tua sete è spenta senza che la fonte sia inaridita, potrai bervi di nuovo ogni volta che ne avrai bisogno. Se invece saziandoti seccassi la sorgente, la tua vittoria sarebbe la tua sciagura. Ringrazia per quanto hai ricevuto e non mormorare per ciò che resta inutilizzato. Quello che hai preso o portato via è cosa tua, ma quello che resta è ancora tua eredità. Ciò che non hai potuto ricevere subito a causa della tua debolezza, ricevilo in altri momenti con la tua perseveranza. Non avere l'impudenza di voler prendere in un sol colpo ciò che non può essere prelevato se non a più riprese, e non allontanarti da ciò che potresti ricevere solo un po' alla volta. [Dai Commenti sul Diatesseron di Sant’Efrem, diacono]

giovedì 9 febbraio 2012

Il primo ad amare

Sii sempre il primo ad amare
e sii fedele a quell’amore
anche se non ricevi risposta.
Non porre condizioni.
Ringrazia e prega Dio
quando capisci di essere amato.
[dalla Regola per un nuovo fratello]

martedì 7 febbraio 2012

Essere gabbiani

Ieri, percorrendo il molo Sud innevato, ho notato dei gabbiani fermi in volo sopra gli scogli. Muovevano le ali con forza contrastando il freddo vento contrario e rimanevano sospesi nell’aria, in attesa.

Avvicinandomi, ho notato tra loro quattro piccioni. Cercavano di non dare nell’occhio e di confondersi con gli altri. D’improvviso, però, i gabbiani si sono lanciati verso il mare. I quattro piccioni, rimasti soli, sono atterrati sugli scogli in cerca di cibo; si sono accontentati delle crocchette per gatti deposte lì da qualche persona amica.

Oggi il Vangelo (Mc 7, 1-13) ci scuote e ci invita a essere davvero gabbiani!

Per essere cristiani, infatti, non basta stare in mezzo ai cristiani, rispettare formalmente i Dieci Comandamenti, far parte di gruppi o associazioni cristiane, conoscere a memoria il Catechismo, sbandierare sulle numerose piazze reali o virtuali la nostra simpatia per il Vangelo o la nostra fedeltà alla tradizione degli antichi.

Per essere cristiani occorre seguire Gesù Cristo, utilizzare le ali (fede e ragione) per volare verso la Verità e non soltanto per galleggiare sospesi nell’aria cambiando direzione a seconda del vento.

Perché cerchiamo gratificazione, successo, applausi tra la gente e dimentichiamo che l’unica cosa che conta è amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come noi stessi?

Dunque, non voglio essere un piccione che gioca a fare il gabbiano; desidero solo essere cristiano! [dGL]

domenica 5 febbraio 2012

Insegnaci ad amare

«Il vecchio portava il bambino, sostegno e Signore del mondo,...», comincia così un’antifona che si canta nel Rito Ambrosiano per la festa della Presentazione di Gesù al Tempio. Essa ci lascia immaginare la grandezza del dono che riceviamo da Dio: possiamo tenere tra le nostre mani Colui che sostiene il mondo, il Signore! Simeone prende delicatamente e con tenerezza tra le sue braccia il bambino, portato al Tempio da Maria e Giuseppe. L’anziano uomo di Dio ci commuove con il suo gesto di accoglienza e di amore, con i suoi occhi inumiditi dalla gioia per aver visto l’atteso Salvatore del mondo: «I miei occhi hanno visto la tua salvezza» (Lc 2, 30).

Fin qui sarebbe una scena lieta, colorata dal sorriso di un bambino appena nato.

Ma il Vangelo ci fa ascoltare anche le parole che Simeone rivolge a Maria: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc 2, 34-35). Dalla dolcezza al dolore, dalla tenerezza di un abbraccio alla violenza di una spada, dalla gioia alla sofferenza.

Mentre camminavo per la stanza immerso in queste riflessioni, mi sono imbattuto in un pensiero di Raimondo Lullo: «Chiesero all’Amico che cos’era la gioia. Rispose: La sofferenza sopportata per amore» (Libro dell’Amico e dell’Amato).

Quando cerchiamo di definire che cos’è l’amore, corriamo il rischio di cancellare istintivamente tutto ciò che è connesso con qualcosa che implica il sacrificio, il rimanere in una situazione difficile, il dolore, la croce. Rischiamo, così, di convincerci che il metro per dire se amo o no una persona, è soltanto quello dell’emozione piacevole che provo quando sto con lei. Questo, probabilmente, costituisce una parte, ma non può pretendere di essere il tutto. Non possiamo giustificare le nostre scelte o le nostre fughe convincendoci che venendo meno il piacere, non c’è più neanche l’amore.

Gioia, sofferenza e amore collegati in uno stesso pensiero ci richiamano a volgere il nostro sguardo a Colui che è il nostro unico Maestro, Gesù! Tutta la vita di Gesù illumina come il sole le nostre giornate. La Sua Pasqua, annunciata già da Simeone, è il momento culmine di una vita trascorsa ad amare. E l’amore è gratuito, senza pretese, trasparente, magnanimo, benevolo, umile, paziente, gioioso, sofferente,… (cfr 1Cor 13). La gioia sta nell’essere sempre più somiglianti al Maestro, nell’aprire il cuore perché i Suoi sentimenti possano diventare i nostri sentimenti.

Vivendo mi accorgo che Dio mi educa attraverso l’Eucaristia, la preghiera, gli incontri, le letture, gli studi,… e, se ho il coraggio di non fuggire di fronte alla croce, piano piano mi insegna ad amare! [dGL]

Il comandamento dell’amore

L’Amico chiamò a gran voce le genti, e disse che l’amore comandava loro di amare, sia che camminassero sia che sedessero, sia che vegliassero sia che dormissero, sia che parlassero sia che tacessero, sia che comprassero sia che vendessero, sia che piangessero sia che ridessero, nella gioia e nella pena, nel guadagno e nella perdita; e che qualunque cosa facessero, sempre amassero, perché d’amore era per loro il comandamento. [Raimondo Lullo, Libro dell’Amico e l’Amato]

sabato 4 febbraio 2012

Inizio dell’amore tra l’Amico e Dio

Chiesero all’Amico dov’era cominciato il suo amore.
Rispose: dalla bontà del suo Amato. E da questa s’era volto ad amare se stesso e il prossimo, e a detestare inganno e imperfezione.
[Raimondo Lullo, Libro dell’Amico e l’Amato]

venerdì 3 febbraio 2012

La gioia

Chiesero all’Amico che cos’era la gioia.
Rispose: «La sofferenza sopportata per amore». 
[Raimondo Lullo, Libro dell’Amico e l’Amato]

giovedì 2 febbraio 2012

Ali

«My soul is painted like the wings of butterflies» (Queen, The show must go on).

Leggerezza e vivacità, fantasia e libertà, bellezza e letizia dipingono le ali dell’amico di Dio. [dGL]