lunedì 30 gennaio 2012

Ascolta, si fa sera

Giunge la sera,
l’anima si siede in ascolto,
fa memoria di quanto ha vissuto.

Tutto tace intorno
e il buio della notte, lentamente,
avvolge ciò che mi circonda.

Ritorna alla mente la giornata:
incontri, azioni, parole, affetti.

Il cuore sembra sciogliersi
al calore di una fiamma leggera,
accesa sotto il Crocifisso.

Unica fonte di luce,
il cero colora la vita
srotolata sotto gli occhi di Gesù.

Il fuoco vivo scalda i ricordi,
ne fa risaltare alcuni tratti,
sfuggiti durante il giorno.

Ascolto il cuore;
pian piano si placa,
i desideri si fanno mite preghiera,
tutto torna all’unità.

Signore,
la sera sia per me il tempo in cui,
discepolo amato,
posso poggiare la testa sul Tuo petto
e ascoltare il Tuo cuore! [dGL]

venerdì 27 gennaio 2012

Gratuità

Nella vita rischiamo di dare per scontate tante cose e di pensare che tutto ci sia dovuto; lentamente ci convinciamo che abbiamo il diritto di pretendere o di ricevere qualcosa dalle persone e da Dio, di dover per forza ricavare un beneficio da ogni esperienza, da ogni relazione. Rischiamo di entrare in un sistema di relazioni e di azioni fondate soltanto sulla logica del dare per ricevere. E più perseveriamo in questa convinzione, più siamo tristi e lamentosi.

Il Vangelo di oggi (Mc 4, 26-34) ci richiama alla gratuità, allo stupore anche per le piccole cose. Nulla è scontato! L’uomo getta soltanto il seme sul terreno; «dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga» (Mc 4, 27-28).

È bastata una protesta degli autotrasportatori per farci rendere conto della possibilità di non trovare nei supermercati ciò che è necessario per vivere.

Ma la situazione critica che stiamo vivendo può renderci più attenti al mondo che ci circonda; perché il pane sia sulla mia tavola all’ora di pranzo, qualcuno è stato sveglio e ha lavorato nel cuore della notte. Perché io possa fare comodamente la spesa a due passi da casa, c’è gente che trascorre buona parte della giornata sulla strada percorrendo migliaia di chilometri. A tutto questo forse non abbiamo mai fatto caso…

Il discorso, però, non vale solo per l’economia domestica; infatti ci sono persone, così amiche, che non ci abbandonano nemmeno quando siamo intrattabili, pesanti, pessimisti, difficili da sopportare, brontoloni, chiusi nel nostro mondo. Questi amici perseverano, ci stanno accanto, magari sono anche maltrattati; eppure restano lì, ci sorridono, si prendono cura di noi, pregano per noi. Gratis, senza chiedere niente in cambio, solo perché ci vogliono bene!

Ecco, oggi vorrei semplicemente ringraziare tutti per il loro amore a Dio, ai fratelli e alla vita! [dGL]

mercoledì 25 gennaio 2012

Cristo vive in me

«Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2, 19-20).

L’esperienza di San Paolo è quella di una caduta, di un accecamento, di una rivelazione, di uno sconvolgimento dell’esistenza.

Dopo l’incontro con il Signore, cambia tutto. La crisi è per lui un’occasione di crescita, un luogo di incontro con la misericordia di Dio, una chiamata alla conversione, all’amore.

Paolo che pensava di possedere la vera fede, resta abbagliato dalla sfolgorante luce della Verità (Atti 22, 6); lui che era fortemente convinto della strada da percorrere, deve imboccare quella Via che perseguitava (Atti 22, 4); lui che era scrupoloso nell’osservanza della Legge (Atti 22, 3), deve abbracciare il Cristo, nostra Vita.

Paolo diventa discepolo e apostolo, testimone del Cristo che ha incontrato.

Anche noi, come lui, siamo chiamati costantemente ad aprire il cuore al Signore che viene, a lasciarlo agire in noi! Solo così saremo Suoi testimoni e semplicemente potremo dire: «Io vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2, 20). [dGL]

martedì 24 gennaio 2012

Il cammino dell’uomo di Dio

Figlio, se ti presenti per servire il Signore, *
prepàrati alla tentazione.
Abbi un cuore retto e sii costante *,
non ti smarrire nel tempo della prova.
Stai unito a lui senza separartene,
perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni.
Accetta quanto ti capita
e sii paziente nelle vicende dolorose,
perché l'oro si prova con il fuoco
e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore.
[Nelle malattie e nella povertà confida in lui.]
Affìdati a lui ed egli ti aiuterà,
raddrizza le tue vie e spera in lui*.

Voi che temete il Signore, aspettate la sua misericordia
e non deviate, per non cadere.
Voi che temete il Signore, confidate in lui,
e la vostra ricompensa non verrà meno.
Voi che temete il Signore, sperate nei suoi benefici,
nella felicità eterna e nella misericordia,
[poiché la sua ricompensa è un dono eterno e gioioso.
Considerate le generazioni passate e riflettete:
chi ha confidato nel Signore ed è rimasto deluso?
O chi ha perseverato nel suo timore e fu abbandonato?
O chi lo ha invocato e da lui è stato trascurato?
Perché il Signore è clemente e misericordioso,
perdona i peccati e salva al momento della tribolazione*.

Guai ai cuori pavidi e alle mani indolenti
e al peccatore che cammina su due strade!
Guai al cuore indolente che non ha fede,
perché non avrà protezione.
Guai a voi che avete perduto la perseveranza:*
che cosa farete quando il Signore verrà a visitarvi?

Quelli che temono il Signore non disobbediscono alle sue parole,
quelli che lo amano seguono le sue vie.
Quelli che temono il Signore cercano di piacergli,
quelli che lo amano si saziano della legge.
Quelli che temono il Signore tengono pronti i loro cuori
e si umiliano al suo cospetto. *
[«Gettiamoci nelle mani del Signore
e non in quelle degli uomini;]
poiché come è la sua grandezza,
così è anche la sua misericordia». (Siracide 2. 1-18)

lunedì 23 gennaio 2012

Desiderio

Signore, vorrei sorridere a tutto ciò che mi doni
e vivere nella semplicità, senza alcuna pretesa. [dGL]
 

domenica 22 gennaio 2012

Vocazione

Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». (Mc 1, 17)

sabato 21 gennaio 2012

Funambolo

Il cielo era sereno e non c’era vento; giornata ideale per un esercizio di equilibrismo. Tese la fune e si preparò alla traversata.

Giunto a metà del tragitto, si fermò. Era in pace e si guardava attorno, perfettamente stabile su una fune tesa a una trentina di metri da terra. Non c’erano reti sotto di lui, né un pubblico pronto ad applaudire; era lì con il suo angelo. Era lì solo con Dio.

Per un attimo considerò la situazione. Era un po’ come stare in un deserto, immerso nella precarietà; bastava un leggero movimento per sbilanciarsi e cadere, bastava una piccola distrazione per essere vinti dalla paura e perdere l’equilibrio.

Si fermò e tentò di afferrare quell’attimo. Assaporò fino in fondo con stupore la bellezza del sapersi tra le braccia di Dio, l’importanza di quello che stava vivendo. Aveva camminato sulla fune tantissime volte, ma quel giorno era diverso; gli sembrava che l’esperienza volesse comunicargli qualcosa.

Vita e fede si intrecciavano e diventavano una cosa sola; la fiducia in Dio lo rassicurava e gli dava quella serenità che gli consentiva di concentrarsi sulle piccole cose, sui passi da compiere uno dopo l’altro.

Si mise a osservare gli uomini sotto di lui; la distanza li faceva apparire lontani, piccoli, immersi nei loro mondi, eppure erano così vicini! Tutti cercavano una stabilità, una pace, una casa resistente ai venti e alle tempeste. Tutti erano in cammino.

Anche lui riprese a camminare.  
L’angelo di Dio lo precedeva, lo guidava, rendeva sicuri i suoi passi. [dGL]

venerdì 20 gennaio 2012

Amico di Dio

L’incontro con l’abate Antonio non mi lasciò indifferente; coltivavo da un po’ il desiderio di una maggiore intimità con il Signore, di un allontanamento dal mondo, di una vita nel deserto per stare con Lui.

Quel giorno incontrando Antonio, ho visto un uomo, un monaco ancora più vicino al mondo, ancora più capace di compassione verso gli uomini, ancora più innamorato di Dio e dell’uomo.

Ogni storia comincia da un piccolo seme; anche quella di Antonio: un desiderio, una domanda, una ricerca appassionata. Poi la risposta di Dio nell’ordinario di una celebrazione eucaristica: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri, poi vieni e seguimi e avrai un tesoro nei cieli» (Mt 19, 21).

Ci saranno state tante persone a quella messa, tanti avranno sentito risuonare quelle parole, Antonio le sentì rivolte proprio a lui e, così, decise di abbracciare la via della sequela di Gesù nella povertà, nell’obbedienza e nella castità. Stando con Gesù, imparò a conoscerlo e a fare propri i sentimenti del Maestro. Non brillò di luce propria l’abate Antonio, ma fu riflesso della luce di Dio e chi lo incontrava lo riconosceva e lo chiamava amico di Dio!

Oggi il Vangelo (Mc 3, 13-19) mi richiama alla radicalità della sequela, alla fedeltà e a mantenere ben unito lo stare con Gesù e lo stare coi fratelli. Come quei primi discepoli, il Signore chiama anche me e io gioiosamente desidero rinnovare l’adesione a Lui e al Suo Vangelo! [dGL]

giovedì 19 gennaio 2012

Monastero

Come accade a ogni monaco, anch’io ho conosciuto la cella come luogo di reclusione e di prigione. Ma poi, perseverando, l’ho scoperta come luogo in cui, poco alla volta, si impara ad abitare con se stessi in verità, intenti alla propria unificazione interiore. (Enzo Bianchi, Comunità monastica di Bose)

mercoledì 18 gennaio 2012

Fraternità

La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. (Rm 12, 9-10)

martedì 17 gennaio 2012

Cielo stellato

Una serata in montagna, in mezzo alla neve.

Un san Bernardo ci guarda tranquillo e amichevole dalla finestra mentre ceniamo. Mi colpisce la sua forza, la sua stabilità; sembra imperturbabile nel gelo della sera. Si lascia accarezzare e mi trasmette un po’ della sua sicurezza. «Certe volte vorrei proprio essere forte come te!», gli sussurro all’orecchio.

Che coincidenza: parlo con un cane nei primi vespri di Sant’Antonio, patrono degli animali!

Poi una camminata in montagna, il suono di una campana attutito dalla neve, il cielo sereno e stellato, un grande silenzio! Alzo gli occhi e conto le stelle, i pensieri gradualmente si diradano; lasciano il posto alla gratitudine a Dio per questo spettacolo che ha voluto regalare all’uomo, un vero e proprio gesto d’amore per me.

È allora che la meraviglia si fa preghiera, relazione con un Tu.
Il desiderio si purifica e torna a quella comunione d’amore che non ha fine con Dio e con i fratelli!

Tutti sotto lo stesso cielo stellato, creato da Dio per noi, perché ne gioiamo! [dGL]

lunedì 16 gennaio 2012

Nella fede e nella carità di Cristo

Procurate di riunirvi più frequentemente per il rendimento di grazie e per la lode a Dio. Quando vi radunate spesso, le forze di Satana sono annientate e il male da lui prodotto viene distrutto nella concordia della vostra fede. Nulla è più prezioso della pace, che disarma ogni nemico terrestre e spirituale.
Nessuna di queste verità vi rimarrà nascosta se saranno perfetti la vostra fede e il vostro amore per Gesù Cristo. Queste due virtù sono il principio e il fine della vita: la fede è il principio, l’amore il fine. L’unione di tutte e due è Dio stesso, e le altre virtù che conducono l’uomo alla perfezione ne sono una conseguenza.
Chi professa la fede non commette il peccato e chi possiede l’amore non può odiare. «Dal frutto si conosce l’albero» (Mt 12, 33): così quelli che fanno professione di appartenere a Cristo si riconosceranno dalle loro opere. Ora non si tratta di fare una professione di fede a parole, ma di perseverare nella pratica della fede fino alla fine. (SANT’IGNAZIO DI ANTIOCHIA, Lettera agli Efesini)

domenica 15 gennaio 2012

Dove dimori? (Gv 1, 38)

Rileggendo il Vangelo di oggi (Gv 1, 35-42), mi viene in mente un versetto del Vangelo di Matteo: «Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore» (Mt 6, 21).

La domanda di Gesù ai primi due discepoli, ci costringe a prendere coscienza dell’oggetto della nostra ricerca. Che cosa cerchiamo? Che cosa ci mette in movimento? Che cosa ci fa uscire dalle nostre case, dalla nostra terra, dai nostri schemi, dalle nostre abitudini? Perché abbiamo deciso di seguire Gesù, di camminare con Lui? Qual è il nostro tesoro e dov’è il nostro cuore?

In questi primi quindici giorni del nuovo anno spesso mi sono interrogato su ciò che resta di una vita, su ciò che è essenziale, sul tesoro che mi è stato donato, su ciò che desidero! È la vita che mi mette di fronte a queste domande e quotidianamente mi chiede di mettermi in ricerca, di lasciarmi ancora sorprendere da un raggio di sole che mi riscalda sulla riva del mare, da una brezza leggera che mi parla di Dio, dalla Parola di Dio che mi viene a cercare.

«Dove dimori?» (Gv 1, 38), chiedono i due discepoli a Gesù.
«Dov’è il tuo tesoro? Dove abita il tuo cuore?», gli chiedo io questa sera. E mi metto in ascolto della Sua risposta: «Venite e vedrete» (Gv 1, 39). Gesù mi propone di condividere la Sua vita, di camminare con Lui, vuole essere mio amico, condividere con me la giornata.

Ripercorro la mia storia ed è tutta segnata dalla Sua presenza.
La sera dell’Ordinazione i miei amici hanno scherzosamente srotolato uno striscione all’uscita della cattedrale: «Tu sei sacerdote per sempre!». Vi ho letto il riconoscimento di una grazia connessa al sacramento dell’Ordine appena ricevuto (una consacrazione definitiva al Signore) ma anche l’attesa di chi mi vuole bene: «Sii fedele per sempre, ricordati che sei sacerdote per l’eternità, ricordati e ricordaci che appartieni a Gesù per sempre!».

Quella sera è cominciata per me una straordinaria relazione di intimità con il Signore. Stare con Lui è il tesoro, il desiderio più grande del cuore dell’uomo e ogni giorno me ne rendo conto grazie alle persone che incontro, alle esperienze che vivo, ma soprattutto grazie alla celebrazione dell’Eucaristia! [dGL]

venerdì 13 gennaio 2012

Colloquio notturno

E quando la notte fonda
ha già inghiottito uomini e case,
una cella mi accoglie
esule del mondo. Gli altri
nulla sanno di questa mia pace,
di questi appuntamenti.

Forse neppure io stesso
saprei rifare l’itinerario del giorno,
ripetere la danza del mio Amore.
Quasi nulla avanza di me
la sera: poche ossa, poca carne
odorosa di stanchezze,
curvata sotto il peso
di paurose confidenze.

Allora Egli mi attende solo,
a volte seduto sulla sponda del letto,
a volte abbandonato sul parapetto
della grande finestra. E iniziamo
ogni notte il lungo colloquio.

Io divorato dagli uomini, da me stesso,
a sgranare ogni notte il rosario
della mia disperata leggenda.
Ed Egli a narrarmi ogni notte
la sua infinita pazienza.

E poi all’indomani io, a correre
a dire il messaggio incredibile
ed Egli fermo al margine delle strade
a vivere di accattonaggio.

[p. David Maria Turoldo]

giovedì 12 gennaio 2012

Umiltà

Voi sapete come mi sono comportato con voi per tutto questo tempo, fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia: ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei; non mi sono mai tirato indietro da ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi, in pubblico e nelle case, testimoniando a Giudei e Greci la conversione a Dio e la fede nel Signore nostro Gesù. (Atti 20, 18-21)

«Paolo lascia agli anziani di Efeso l’esempio della propria umiltà, di questa umiltà che le prove e le sofferenze del ministero hanno radicato in lui così intimamente. Essa deve essere la prima qualità dei pastori d’anime, il segreto della loro carità, della loro gentilezza, della loro mitezza nel governo dei fratelli. Essa li renderà bene accetti a Dio e agli uomini. […]

Mentre invita i pastori a seguire il suo esempio, Paolo li chiama anche a imitare il servizio compiuto dal Signore. Il discepolo non deve aspettarsi d’esser trattato meglio del suo Maestro, né il servo d’esser trattato meglio del suo Padrone (Mt 10, 25). L’umiltà, le lacrime e le prove: ecco le condizioni nelle quali il Signore vuol essere servito da coloro ai quali affida una responsabilità nella Chiesa».
(J. DUPONT, Il testamento pastorale di San Paolo)

mercoledì 11 gennaio 2012

A catechismo

Stamattina Samuele mi ha raccontato ancora una volta la sua vocazione.

Non mi stanco mai di leggere questa splendida pagina della Sacra Scrittura, forse perché sono giovane come Samuele o forse perché anch’io un giorno ho sentito quella voce che chiamava: «Samuele!» (1Sam 3) e ho avuto anch’io un Eli che mi ha aiutato a riconoscere il Signore.

È la storia di un ragazzo e di un vecchio uomo di Dio che gli trasmette ciò che ha imparato in tanti anni di servizio al Signore. Potrebbe essere l’icona biblica del catechismo, dell’iniziazione cristiana.

Penso alla catechesi coi cresimandi di ieri sera, al difficile tentativo di camminare con loro, nonostante la differenza di età, di interessi, di passioni,… Come parlare loro della mia fede, della gioia di aver incontrato Gesù? Come aiutarli a sentire la presenza del Signore in tutto ciò che vivono?

La Parola di oggi mi soccorre: l’essenziale è essere lì quando Dio parlerà al loro cuore e susciterà in loro il desiderio di seguirlo,… L’essenziale è presentarmi a catechismo come sono veramente, senza aver paura di condividere la fede, le esperienze personali, le fragilità, le guarigioni e i miracoli che Dio opera nella mia vita (Lc 1, 46-55; 1, 67-79). Senza nascondere che il Signore mi ha preso per mano, mi ha fatto alzare e da quel momento la mia vita è cambiata (Lc 1, 29-39).

L’ultima volta che ho letto questo racconto di vocazione ero in montagna con i ragazzi e ho sottolineato le parole conclusive: «Samuele crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole» (1Sam 3, 20). 

Oggi Gesù, l’unico Maestro, ci rivela la strada da seguire per vivere alla presenza del Signore: «Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava» (Mc 1, 35). Prendiamo sul serio queste parole e mettiamo ordine nella nostra vita, nelle relazioni con Dio e con i fratelli, impegnandoci a incarnare il Vangelo!

Signore, non lasciare che io mi distragga! Aiutami a custodire la Tua Parola come un tesoro e fa’ che io risponda come Samuele: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta» (1Sam 3, 10)! [dGL]

martedì 10 gennaio 2012

Sorpresa

A settembre ho incontrato un giovane frate cappuccino e, parlando con lui dell’obbedienza, ho ricevuto un insegnamento che ho tenuto a mente.

Forse è qualcosa di scontato, ma a me aiuta a essere paziente e ad aspettare un po’ prima di dare un giudizio sulle situazioni che posso trovarmi a vivere.

Il frate mi fece notare che quando uno obbedisce alla volontà di Dio, quando uno obbedisce all’Amore, può trovarsi a fare cose che spontaneamente non farebbe, o perché non gli piacciono o perché pensa di non saperle fare o perché costano un sacrificio.

Obbedendo alla volontà di Dio, però, scopriamo talenti che non pensavamo di possedere, ci conosciamo meglio e rimaniamo sorpresi per come Egli compie miracoli con la nostra umanità.

Dunque, affidiamoci a Lui e viviamo serenamente questa giornata: Egli si fida di noi e continua a chiamarci a lavorare nella Sua vigna! [dGL]

lunedì 9 gennaio 2012

La carezza di Dio

Ieri ho celebrato tre messe: la mattina alle 08.00, quando le vecchiette della parrocchia erano sicuramente più sveglie di me, un funerale alle 15.00 e la messa delle 17.00. Le persone e le situazioni erano sicuramente diverse, ma il Vangelo era sempre quello della Festa del Battesimo di Gesù (Mc 1, 7-11).

Sabato sera, leggendo il Vangelo, ho sentito la carezza di Dio nelle parole rivolte a me, figlio nel Figlio: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Mc 1, 11) e sono rimasto colpito dall’effetto sorprendente di queste parole. Dal momento del nostro Battesimo, da quando veniamo innestati in Cristo, riceviamo in dono una speciale relazione con il Padre, diventiamo figli e figli amati! Possiamo chiamare Dio con la familiarità, con l’affetto, con la fiducia di chi sta parlando proprio con suo padre. È un miracolo: in Gesù diventiamo figli di un Padre che è fedele e non ci abbandona mai, non si dimentica mai di noi! È un tesoro da custodire con una vita di preghiera, di comunione con Dio e con i fratelli!

Domenica mi sono chiesto come condividere la carezza ricevuta da Dio con le nonne della messa delle 08.00. Come annunciare loro questa grande gioia? Per alcune di loro, la messa è l’unico momento in cui possono incontrare altre persone; forse le mani che stringono durante lo scambio di pace, rappresentano l’unico contatto umano della giornata,… Forse quando scambio la pace non ci faccio caso ma prendendo la mano di qualcuno, gli trasmetto una vicinanza fisica e spirituale: ci sono, puoi contare su di me, sono tuo fratello, non sarai mai solo,… Caro amico, il Signore dice proprio a te nel tuo dolore, nella tua solitudine, nella tua angoscia, nel tuo sentirti abbandonato anche dalle persone più care: Tu sei il Figlio mio, l’amato. Non voglio che tu faccia niente per meritare questo amore, seguimi e fai festa con me! Mangia con me, resta in comunione con me, vivi con me!

Alle 15.00 sono chiamato ad accompagnare il dolore di alcuni fratelli per la perdita di una persona molto cara. Mi soccorre la Parola del Signore, ancora una volta è una carezza, o un vero e proprio abbraccio: questo essere figlio amato si traduce nel dono di una vita che è per sempre. Gesù condivide con noi tutta la Sua vita: nasce, cresce, è obbediente alla volontà di Dio, vive, porta la croce, muore e risorge! La morte come un momento in cui veniamo alla luce, incontriamo il Signore, colui che con tutto il cuore desideriamo! Nell’ora della mia morte, Egli mi prenderà per mano e dicendomi: «Non temere», mi condurrà con dolcezza nella casa del Padre! Con Lui la morte non fa più paura!

Alle 17.00 la giornata volge al suo tramonto e la celebrazione si colora della gioia del ringraziamento per la continua presenza del Signore accanto a noi: ti ringrazio, Padre, perché mi hai custodito, ti sei fatto mio compagno di strada e hai asciugato le lacrime sul mio volto, ma anche sul volto di tanti fratelli. La carezza di Dio mi incoraggia a riprendere il cammino, a lasciarmi plasmare dal Suo Spirito. Come un figlio mi rivolgo a Lui: Padre nostro… [dGL]

sabato 7 gennaio 2012

Ultimo giorno

È l’ultimo giorno di un campo ricco di incontri, amicizie, relazioni, esperienze, testimonianze e celebro l’Eucaristia ringraziandoti per quanto hai voluto donarmi nella semplicità dello stare insieme come fratelli.

Nella liturgia, mi viene incontro Natanaele con la sua sincerità e mi parla di un uomo che con amore ha saputo leggergli nel cuore e dargli fiducia. Scopro nelle sue parole una gioia straripante perché finalmente si è sentito riconosciuto per quello che è; e questo per lui vale come un miracolo, come una straordinaria guarigione, questo basta per fargli riconoscere il Signore: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!» (Gv 1, 49). Questo basta per fargli prendere la decisione di mettersi in cammino!

In fondo, Signore, se ho risposto «sì» alla Tua vocazione è perché mi sono sentito conosciuto da Te, perché sono rimasto sorpreso dalla Tua capacità di valorizzare ciò che c’è di buono in me e di evangelizzare quanto è ancora immerso nelle tenebre.

Ti ho seguito perché non hai avuto paura di salire sulla mia barca e di comprometterti entrando nella mia casa, la barca e la casa di un peccatore (Lc 5, 8; Lc 19, 5). Ti ringrazio perché ogni volta mi prendi per mano e mi aiuti a vincere le mie paure quotidiane, le mie resistenze,… Ti ringrazio perché ogni giorno mi fai scoprire la fede delle persone che mi circondano; tra il 31 dicembre e il 6 gennaio ho incontrato tanti giovani e ho notato con gioia quanto tengono a Te, quanto Ti vogliono bene e quanto sono contenti di donarsi generosamente a Te!

Donaci di saper riconoscere la Tua presenza in ogni fratello! [dGL]

domenica 1 gennaio 2012

Un nuovo anno

Questo è il primo di 366 giorni, 366 OGGI in cui incontrarTi,
un’infinità di momenti di grazia in ognuno di questi 366 giorni.

Grazie, Signore, perché illumini le mie notti con il Tuo sorriso.
Al Tuo passaggio si rinnovi sempre in me la gioia e la pace!

Tanti auguri! [dGL]